Zelo apostolico

30. Zelo apostolico
Lo Spirito del Signore… mi ha consacrato e mi ha mandato a evangelizzare i poveri (Lc 4, 18)

Chi è chiamato alla Congregazione del santissimo Redentore non sarà mai un vero seguace di Gesù Cristo e non si farà mai santo, se non adempirà il fine della sua vocazione e non avrà lo spirito dell’Istituto, che è quello di salvare le anime, specialmente quelle più prive di aiuti spirituali, qual è la gente di campagna.
Questa fu la missione del Redentore, il quale dichiarò: Lo Spirito del Signore… mi ha consacrato e mi ha mandato a evangelizzare i poveri (Lc 4,18 Vg).
Come dimostrazione del suo amore, egli chiese a Pietro soltanto questo: di impegnarsi nella salvezza delle anime: Simone di Giovanni, mi ami? …Pasci le mie pecore (Gv 21,17).
San Giovanni Crisostomo commenta: “Non gli impose penitenze o digiuni, ma solo che avesse cura delle sue pecore, dedicandosi alla loro salvezza”.
Gesù inoltre dichiarò che riteneva come fatto a sé qualunque beneficio fatto al più piccolo dei nostri fratelli: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40).

Pertanto ogni soggetto della Congregazione deve avere un grande zelo apostolico e desiderio di aiutare le anime. A questo scopo ognuno deve orientare i propri sforzi; quando poi i superiori gli affidano questo compito, deve mettervi tutto il proprio impegno. Non potrebbe considerarsi vero fratello di questa Congregazione chi non accettasse con grande gioia questo incarico, ma volesse badare solo a se stesso, facendo una vita nascosta e solitaria.

Esiste forse per un uomo una gloria più grande dell’essere cooperatore di Dio nella salvezza delle anime, come dice san Paolo? Chi ama tanto il Signore non vuole amarlo da solo, ma vorrebbe attirare tutti al suo amore, ed esclama con il Salmista: Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome (Sal 33,4). Pertanto tutti coloro che amano Dio, ascoltino l’esortazione di sant’Agostino: “Se amate Dio, conquistate tutti al suo amore”.

Chi attende con vero zelo alla salvezza dei fratelli, ha un valido fondamento per sperare nella salvezza. “Hai salvato un’anima, hai predestinato la tua”, scrive sant’Agostino. E lo Spirito Santo ci promette: “Quando avrai faticato per il bene di un povero e, col tuo impegno, lo avrai condotto alla grazia divina, il Signore ti colmerà di luce e di pace” (cf. Is 58,10). In questo san Paolo fondava la speranza della sua salvezza eterna: nell’avere procurato la salvezza degli altri. Infatti scriveva ai suoi discepoli di Tessalonica: Chi, se non proprio voi, è la nostra speranza, la nostra gioia e corona, di cui vantarci davanti al Signore nostro Gesù Cristo, nel momento della sua venuta? (1Ts 2,19)

 

Preghiera 

Signore mio Gesù Cristo, come posso ringraziarti abbastanza per avermi chiamato alla stessa missione da te adempiuta sulla terra: di aiutare, con le mie povere fatiche, le anime a salvarsi? Io non meritavo questo onore, per averti in passato gravemente offeso ed essere stato di scandalo agli altri.

Mio Salvatore, poiché mi chiami ad aiutarti in questo grande compito, voglio servirti con tutte le mie forze. Ti offro le mie fatiche e anche la vita per obbedirti. In questo impegno non pretendo soddisfazioni personali, né gli applausi e la stima degli uomini: voglio soltanto la tua gloria e vederti amato da tutti, come meriti. […] Tuo sia l’onore e il compiacimento, miei siano gli incomodi, i vituperi e i dispiaceri.
Avvocata mia, Maria, che desideri tanto la salvezza dei tuoi figli, aiutami.
(da Avvisi spettanti alla vocazione religiosa, II: Considerazioni…, 13)