Visuri Bruno redentorista

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P. Bruno Visuri (1932-2014)

 La sera del 4 settembre 2014 nell’ospedale di Verona Borgo Trento, in seguito a intervento chirurgico al cuore, da lui stesso consentito, è deceduto il P. Bruno Visuri, missionario redentorista.

 I suoi dati biografici

Nato a Pastrengo (VR) il 30 luglio 1932 da Giovanni e Maria Conati, entra nell’educandato di Bussolengo l’11 novembre del 1943.
Inizia il noviziato il 15 settembre 1949 a Marzocca (AN), dove emette i voti il 15 settembre dell’anno seguente.
È ordinato sacerdote a Cortona (AR) da mons. Giuseppe Franciolini il 27 ottobre 1957.

  • Titoli accademici: Licenza in Teologia, Laurea in Pedagogia con indirizzo filosofico. Attività: insegnante di religione, prima, presso l’Istituto nautico di Venezia; poi, presso il liceo scientifico Castelnuovo di Roma.
  • Consulente ecclesiastico di registi cinematografici (si ricorda in particolare Zeffirelli per il film Fratello Sole e Sorella Luna, nel quale fece anche una comparsa).
  • Responsabile dell’area Nuova Evangelizzazione della CISM nel 1998.
  • Direttore dell’oratorio di Frosinone.
  • Viceparroco e assistente dell’Azione Cattolica con attività oratoriale a San Gioacchino in Roma per oltre un decennio.
  • Direttore dell’Ufficio Missionario per oltre un ventennio, ha riorganizzato e diretto le missioni popolari e il gruppo missionario della Provincia, inserendovi suore e collaboratori laici e curandone la preparazione. Sull’argomento ha scritto La missione redentorista a popolo e La missione popolare redentorista.
  • Superiore delle comunità di Bussolengo, Monterone, Venezia; superiore e parroco a San Gioacchino.
  • Consigliere e vicario provinciale.
  • Dal 2005 al 2010, prefetto della chiesa di Sant’Alfonso in Roma.

È deceduto la sera del 4 settembre 2014 nell’ospedale di Verona Borgo Trento in seguito a intervento chirurgico, da lui stesso consentito, al cuore.

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L’intensità del volto del P. Bruno Visuri in momenti di celebrazione.

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Omelia del P. Provinciale  Gianni Congiu ai funerali

Carissimi confratelli sacerdoti e redentoristi, carissimi parenti e amici di p. Bruno, fratelli e sorelle.

Stiamo vivendo insieme un momento di preghiera dinanzi ad una di quelle situazioni che vengono definite dalla parola “limite”, a sottolineare la nostra impotenza umana ad affrontarle e superarle. La morte sembra infatti la fine di tutto! Segna il momento del distacco, della separazione definitiva, della chiusura in una tomba.

Umanamente parlando p. Bruno ha affrontato tante situazioni difficili nella sua vita, ha sofferto duramente sperimentando in prima persona il limite della sofferenza e della malattia, ma era comunque bello incontrarlo, sentirlo, sperimentare ancora la sua amicizia e la sua affabilità. La morte ce lo ha tolto, ha messo un punto fermo che non ci fa più godere del suo sorriso, delle sue battute, qualche volta anche del suo sarcasmo…

Ma dinanzi a questi pensieri è importante recuperare subito il fatto che p. Bruno era un uomo di fede, un missionario, un religioso redentorista, un sacerdote.

La sua e la nostra fede ci invita a prendere sul serio la Parola di Dio a partire dalla prima lettura (1Cor 5,1.6-10) “siamo pieni di fiducia” che quando verrà disfatto questo misero corpo “riceveremo una abitazione eterna” perché “finché siamo in questo corpo siamo come in esilio”…

P. Bruno aveva ben chiaro questo quando è stato il momento di decidere di affrontare un intervento che non gli era stato nascosto essere ad alto risc Diceva con serenità: la mia vita l’ho vissuta, sono contento di quello che ho fatto: si compia ciò che vuole il Signore.

La vita l’ha vissuta come missionario: ha girato almeno mezza Italia con le missioni parrocchiali, curandone la preparazione e la celebrazione e spesso tornando più volte ad alimentare il fervore e la vita devota.

Ma è stato missionario anche come parroco a San Gioacchino in Roma e come responsabile del Santuario della Madre del Perpetuo Soccorso ancora in Roma. In entrambe le chiese molti sono coloro che lo ricordano e che ringraziano il Signore per averlo potuto incontrare.

La vita l’ha vissuta come religioso: per lui appartenere alla Congregazione del SS. Redentore, non era un di più, un optional, ma l’essenza stessa della sua vita; ha avuto importanti incarichi istituzionali, vicario provinciale, consigliere provinciale, superiore di comunità, semplice padre come ultimamente qui a Bussolengo. Sempre ha testimoniato la gioia e la bellezza e la gioia di essere redentorista, Missionario della Abbondante Redenzione in Cristo.

La vita l’ha vissuta infine come sacerdote: fino agli ultimi giorni della sua vita ha alzato il suo braccio a tracciare sui penitenti il segno della croce nella assoluzione sacramentale o nelle benedizioni, e soprattutto ha distribuito il cibo della vita eterna di cui ancora una volta abbiamo sentito nel brano del Vangelo (Gv 6,51-59).

Dinanzi alla morte di un sacerdote, è importante prendere coscienza che tutti i sacramenti sono un grande dono di Dio per noi, ma in modo davvero unico dobbiamo riflettere sulla preziosità insostituibile della Eucarestia. Lasciatemi dire che padre Bruno era davvero un innamorato della Eucarestia, ed era sempre impegnato a trasmettere, anche nelle omelie, questo suo amore.

Da buon religioso redentorista infine, non si stancava mai di aiutare quanti incontrava a comprendere che non si può essere buoni cristiani se non si è anche “mariani”: lo zelo per la promozione della devozione a Maria e in particolare del titolo della Madre del Perpetuo Soccorso, era chiarissimo nelle sue missioni al popolo, e soprattutto quando è stato chiamato al santuario di Roma dove è venerata l’Icona originale: giornate intere passate ad accogliere i pellegrini, ad ascoltarne le confessioni, a dirigere le coscienze come direttore spirituale: il p. Generale mi ha detto che ancora viene cercato dopo anni che ormai manca, e ancora se ne sente la mancanza.

Continuiamo la nostra celebrazione dicendo grazie al Signore per averlo donato alla famiglia da cui proviene, alla nostra famiglia redentorista e alla famiglia ancora più grande che è la Chiesa.

Chiediamo al Signore che possa sperimentare le chiare parole del Vangelo, che sono molto più che una semplice promessa, e che quindi abbia la vita eterna.

Ma diciamo anche a p. Bruno che forse in questo momento dal cielo ci sorride come era suo solito, il nostro grazie per la sua vita di missionario, di religioso e di sacerdote: un grazie che viene dal profondo del cuore di tutti noi che lo abbiamo conosciuto e stimato, e che in sincerità possiamo dire:

«Grazie, caro p. Bruno. Chiunque ti ha conosciuto, ti ha anche voluto bene. Il Signore ti accolga e ti dia la sua gioia per sempre.

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Con P. Nicola Fiscante nella missione di Cavarzere (Venezia) e nel Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso a Roma.

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Storia della sua vocazione
(descritta da lui stesso nel Libro delle Memorie (1907-1966) conservato nell’archivio della Provincia Romana.

«Il Signore me l’ha fatta sempre sentire […] Nel primo incontro con Gesù sentii una voce nel fondo del cuore: “Ti voglio mio sacerdote!”

Trascorso un po’ di tempo ne parlai al parroco il quale mi rispose che mi avrebbe condotto in seminario. Ma la vita del semplice prete di parrocchia non mi soddisfaceva, io volevo diventare qualche cosa di più. Sacerdote sì, ma missionario; e ne parlai al parroco, ma questi non ne volle sapere: o in seminario o niente. E non si interessò più di me.

Addolorato ma non scoraggiato, ogni mattina dopo la s. Comunione chiedevo al buon Gesù che se era proprio suo desiderio che diventassi suo sacerdote avesse pensato Lui ad aprirmi la via.

Frattanto, mentre frequentavo le scuole di Religione, una buona giovine (allora mia insegnante, ora suora della Madonna del Buono e Perpetuo Soccorso) vedendomi ogni mattina servire all’altare e a scuola più calmo degli altri ragazzi, mi domandò: “Ti piacerebbe diventare sacerdote missionario?” Dietro mia risposta affermativa ne parlò col suo direttore spirituale padre Nereo Spagnolo, direttore dell’educandato di Bussolengo.

Credevo di essere giunto al compimento dei desideri del mio cuore, quando il p. Spagnolo rispose che dovevo aspettare un altro anno perché dovevo ancora fare la IV. Durante questo anno di attesa, questa buona giovine mi regalava di tanto intanto dei libri di lettura, la lettura dei quali serviva ad alimentare e tener vivo il pensiero della vocazione religiosa.

Finalmente trascorso l’anno di attesa, dato l’addio ai parenti, partii per Bussolengo. Il primo anno di educandato trascorse lieto e sereno, ma a causa della guerra, alle vacanze il direttore ci rimandò in famiglia.

Quelle vacanze furono per me disastrose; tanto che giunto il momento di ritornare in collegio dissi alla mamma che non volevo più ritornare. Mamma, disperata per questa mia risoluzione, mi condusse dalla giovane più volte nominata, la quale tanto fece e tanto disse che mi indusse a rientrare in collegio. Naturalmente in collegio rimpiangevo la libertà di casa mia, ma passati alcuni giorni, ritornai lieto.

Finiti gli anni del ginnasio inferiore a Bussolengo, passai a Scifelli e anche qui le tentazioni contro la vocazione non mancarono, ma con l’aiuto del direttore p. Silvino Battistoni riuscii a superarle tutte e a giungere al noviziato dove ora mi trovo».

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Con altri missionari redentoristi a Vietri sul Mare (SA). -Verso il tramonto.

Fonte:
Bollettino della Provincia Romana, novembre 2014.