P. Angelo Visconti (1810-1857). – Italia.
P. Angelo Visconti (1810-1857)
Nacque in S. Cipriano Picentino [o meglio a Giffoni Valle Piana] nel 1810.
Da tutti fu reputato uomo veramente di grandi meriti. In Comunità e fuori era chiamato Santo. Fu adibito a coprire parecchie cariche in Congregazione: rettore, maestro dei novizi ecc.
Nel giugno 1851, nei primi giorni di noviziato si ammalò il giovinetto Alfonso Giordano di Montefredane Irpino, poi Vescovo di Calvi e Teano, reputato grave dai Medici, lo si voleva rimandare in sua casa.
Giunto il nuovo Maestro Padre Visconti si oppose, e da quel giorno il giovanetto Giordano migliorò sino a perfetta guarigione, onde della sua permanenza in Congregazione si reputò grato al P. Visconti.
Mi diceva Monsignor Giordano che P. Visconti era una madre con i Novizi, sempre attento, vigilante, esemplarissimo, insegnava ai Novizi più con l’esempio che con le parole.
Non passava sopra i difetti, li puniva con forza, ma senza lasciare spaventati gli animi dei giovanetti, Mons. Giordano afferma che aveva un intento felicissimo, col quale sapeva conoscere le diverse indole, e i servizi che in avvenire i Novizi avrebbero potuto prestare alla Congregazione e alla Chiesa, ed egli vi si adattava e governava quegli uomini in modo da diventar perfetti, ciascuno nella sua missione.
Nei suoi Capitoli e nelle sue Conferenze, che faceva ai Novizi, aveva vedute larghe, criteri giusti delle cose, e cercava di educare i giovani lungi dalle ristrettezze di giudizio per cui non si è buono né per sé, né per gli altri.
In un Capitolo disse che bisognava acquistare lo spirito della povertà, e non già quella corteccia soltanto che rendeva odiosa e brutta la virtù. Disse che i Superiori non dovevano far mancare niente ai soggetti, altrimenti questi, costretti a provvedersi da se, a poco a poco, giungerebbero alla totale distruzione della povertà.
I novizi rimasero scossi innanzi a questo linguaggio forte del P. Maestro per rispetto ai Superiori; ed all’accusa della sera, quasi tutti se ne chiamarono in colpa. Il P. Maestro prudente sentì tutti con dolcezza, e passò avanti senza neppure una tale parola che avesse potuto distruggere il detto della mattina.
Intanto il novizio (Mons. Giordano) nel licenziarsi dal Maestro, credeva doversi sentire parole di spirito, ma solo: «Fratello Giordano, finché vive vostra madre, state tranquillo, che ella non vi farà mancare niente, ma morta, badate a ritenere tutto quello che vi spetta».
Queste parole non furono apprese molto bene dal giovane Giordano, ma in appresso, morta dopo poco tempo la madre e venuta la rivoluzione ecc…. come avrebbe fatto, se non avesse tenuto il suo? E poi col Vescovado?
Si era da tutti nel convincimento che il P. Visconti fosse un uomo di grande mortificazione. Doveva andare sempre coperto di cilizi, e ciò si congetturava dal modo di camminare, di sedersi, d’inginocchiarsi. Si riteneva anche che la notte non andasse a letto per poter pregare e lavorare, o al più per ben poco tempo.
Durante il periodo di Trapanese andò il Cardinale Cosenza a Ciorani per la S. Visita. Allora il P. Visconti funzionava in quella Casa da rettore, ed a tavola prendeva posto accanto al Cardinale.
Fu notato che questi tutte le volte, fingendo sbagliare, lasciava la sua berretta, e prendeva per coprirsi quella del P. Visconti. Da tutti si ritenne che lo facesse non per sbaglio, ma per divozione, e per la stima che del Padre aveva. Intanto, dopoché il Cardinale sbrigatosi dalla S. Visita, fece ritorno a Roma, lo propose a Vescovo.
Il P. Visconti ebbe il biglietto tra il 1854 e 1855.Ma ciò non fece che far rifulgere di più l’umiltà del Padre. Perché questi all’ annunzio non può dirsi quali pianti facesse, quanto cordoglio provasse fino ad ammalarsi pochi giorni dopo con un favo, che lo condusse alla tomba.
In prosieguo fino adesso continua nelle Case de Napoletano l’impressione di Santo, lasciata in tutti dal benedetto Padre Visconti. (Relazione da me ricevuta dal Vescovo Giordano nel Marzo 1904).
Quando morì a Ciorani nel 1857 il 27 maggio, si trovava colà da novizio il P. Domenicantonio Cianciulli, e questi mi disse a S. Angelo a Cupolo, che il funerale fu solennissimo, buttavano fiori da tutte le finestre sul cadavere, portandolo pel paese.
Tutti i Padri e Fratelli della Comunità restarono commossi in vedere con quanta divozione il P. Visconti ricevette il Santo Viatico, e la morte santa che fece.
Da una lettera del P. Ortega si rileva che il P. Visconti fu anche rettore a Vallo Lucano.
[Il Catalogo di Minervino del 1978 data la morte del P. Visconti nel 1854]
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Profilo tratto da
Biografie manoscritte del P. S. Schiavone
– vol.1 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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