P. Andrea Villani (1706-1792) – Italia.
Discendente della illustre famiglia dei Marchesi di Polla, i cui membri avevano illustrato la toga e la spada, il p. Andrea Villani ebbe i suoi natali in Curteri, borgata di San Severino, il 7 febbraio 1706. La sua prima formazione nella pietà e negli studi venne a lui impartita sotto la pia ed oculata vigilanza della sua virtuosa genitrice, che non volle mai affidare ad altri un ufficio così interessante e delicato.
Appena entrato nella giovinezza, poté conseguire la laurea nell’uno e nell’altro Diritto nella Università di Napoli, ov’era stato inviato per completare i suoi studi. Ma l’istinto alla pietà e l’abito di sempre pregare gli fecero ben presto comprendere che egli era chiamato all’altare piuttosto che al foro; dopo adeguata preparazione ascese al sacerdozio.
Alieno com’era dal chiasso e dagli intrighi delle grandi metropoli, ove facilmente gli si sarebbero aperte le strade a dignità ed onori, tornò a vivere nella quiete della sua borgata nativa. Fece scrivere sulla sua stanza: «Qui è il mio riposo». Abbandonava la sua solitudine solo per visitare gli ammalati o per attendere all’esercizio delle Sante Missioni.
Non è da meravigliarsi se, giunto al trigesimo primo anno della età sua, volle iscriversi alla Congregazione dei missionari Redentoristi fondata da S. Alfonso di cui, più volte, era stato collaboratore nelle sante Missioni. Divenuto religioso, si prodigò con tutto l’impegno alla salvezza delle anime.
Incontrato un individuo che, armato di fucile, era già pronto ad uccidere un suo nemico, lo condusse dinanzi ad una immagine di Maria SS. e, con dolcissime parole, lo indusse a deporre l’arma e a rappacificarsi col nemico.
Quando seppe che la peste faceva strage in Sicilia, non esitò a fare voto di accorrere in aiuto dei colerosi, perché questi non morissero senza conforti religiosi. E già era sul punto di partire, quando si diffuse la notizia che il morbo era cessato.
Sant’Alfonso, profondo conoscitore ed estimatore del p. Villani, non si avvalse di lui solamente a vantaggio delle anime nel laborioso ministero delle Missioni: volle che il suo don Andrea, com’era solito chiamarlo, attendesse alla formazione dei giovani che erano chiamati alla Congregazione nel Noviziato di Ciorani. In questo incarico così delicato di Maestro dei Novizi, brillò così a vivo la sua virtù, che tra i Congregati si discuteva se fosse più santo il p. Villani o lo stesso S. Alfonso. E veramente tutti i Novizi educati alla sua scuola rifulsero di tali sublimi virtù che furono definiti «tempi eroici» gli anni che il p. Villani fu a capo del fiorentissimo noviziato di Ciorani.
Né solo da Maestro dei Novizi ma da Rettore di varie Comunità spiccò pure la sua prudenza e dolcezza verso i suoi Confratelli; sicché, fatto vescovo S. Alfonso, nessuno più del Villani fu giudicato idoneo a coprire la carica di Vicario Generale. Anzi, volato al cielo il S. Fondatore, il Villani fu eletto a succedergli; ed egli che aveva sempre amata la oscurità, di altro non si pregiava che di reputarsi l’ultimo di tutti.
Di qui la sua grande pietà e tenerezza verso la S. Infanzia di Gesù e la Divina Eucaristia, verso la SS.ma Vergine e S. Giuseppe, misteri ed esemplari di umiltà e di dolcezza.
E Dio, che si compiace di esaltare gli umili, volle glorificarlo fin da questa terra, operando dei prodigi per sua intercessione. Tutti perciò lo veneravano qual santo: alla sua morte, i funerali fattigli furono una vera apoteosi delle sue preclari ed eminenti virtù.
S.ALFONSO, gennaio 1932, pag.138.
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985