21 – Il servo di Dio Victor Humarque
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 15-set-1817
- Morte = 18-dic-1896
- Professione = 29-set-1857
- Sacerdote = 30-ott-1842
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Le guerre napoleoniche erano già cessate in Europa, quando a Culmaire, città famosa dell’Alsazia, il 15 settembre 1817 nacque, come segno di pace, Victor Humarque.
La madre, poiché era il più piccolo, lo educò e lo formò con più intenso amore e zelo. Innanzitutto gli insegnò a fuggire il peccato, a invocare frequentemente Gesù e Maria, a visitare le chiese, a partecipare alla Messa, a pregare e altre forme di pietà religiosa.
Il bambino, docile di carattere e assai pronto all’obbedienza, rispondeva bene alle attese della madre. Per la sua purezza, per l’innocenza della vita, per la bellezza fisica, dalla quale traluceva un segno della grazia di Dio, sembrava un angelo più che un uomo.
Cominciati gli studi, egli diede continue prove d’intelligenza e di applicazione, tanto da meritarsi più volte l’elogio dei maestri. Fu anche incline ad imparare la musica; anzi in essa riuscì tanto da ingaggiare gare con i coetanei e di superarle riportando premi.
L’arte musicale gli fu di aiuto, perché con essa risollevò la situazione economica della famiglia. I genitori erano onesti, ma poveri e la povertà li opprimeva sempre di più, per l’aumento dei prezzi in seguito alla scarsezza del grano. Non sapevano che fare, a chi rivolgersi; la vergogna impediva loro di mendicare. Ma Victor, il figlio più affettuoso, frenando il pianto, correva qua e là per le case ad insegnare musica per guadagnare qualcosa con cui aiutarli.
Manteneva l’integrità dei costumi, conservando integra l’innocenza e di giorno in giorno tendeva alla virtù. Non aveva compiuto ancora 12 anni, quando si accostò per la prima volta all’Eucaristia.
Amava con tenerezzala Madonna: si affidava all’Angelo custode che lo sottrasse più volte alla morte; adempiva alla perfezione, al di sopra di ogni attesa, tutti i doveri religiosi.
Quanto Victor fosse gradito a Dio lo si deduce dal fatto che un benefattore, mosso dalla grazia di Dio, lo fece entrare a sue spese nel seminario di S. Adeodato.
E’ facile intuire quanta fosse la sua osservanza della regola, il rispetto per i professori, lo spirito di preghiera, l’affabilità, la mitezza, lo studio.
Ordinato sacerdote nel 1842, si consacrò prima alla cura delle anime, poi ad insegnare lettere ai fanciulli di nobile famiglia, quindi a dirigere la scuola, e svolse così bene questi incarichi da ricevere elogi unanimi.
Nel 1856 fu ammesso nell’Istituto redentorista e fece il noviziato nel collegio di S. Nicola del Porto con profitto per sé e gli altri. Terminato il noviziato, il 29 settembre 1857, si consacrò per sempre a Dio e a S. Alfonso con la professione dei voti.
In breve, si può così riassumere la sua vita. Semplice, puro, mite, obbediente e umile, cominciò a tendere con passo celere alla vetta della santità. E per raggiungerla più facilmente abbracciò la nuda povertà; amò il silenzio e la solitudine; sottomise il corpo allo spirito; attese alla preghiera e alla contemplazione; alimentò sempre la devozione per Gesù e sua Madre. Raggiunta così la somma carità, ch’è vincolo di ogni perfezione, svolse il suo ministero apostolico con grande utilità per le anime, sempre intimamente unito a Dio.
Prima di ricevere la corona di vita, promessa da Dio a chi lo ama, la tentazione lo mise alla prova. Colpito da cecità, dai 50 anni sino alla morte, visse una situazione tale da essere un secondo Tobia.
Invocando i nomi di Gesù, Maria, Giuseppe e S. Alfonso, il 18 dicembre 1896 morì come un santo.