Vangelo e riflessione Domenica XIII TO


L’annuncio della Parola oggi

            • 1. Vangelo e riflessione di
              Domenica XIII Tempo Ordinario – Fanciulla, io ti dico: Àlzati! 
            • 2. Video-riflessione di P. Gennaro Sorrentino redentorista.
            • 3. Videoriflessione di P. Raniero Cantalamessa – da Gloria TV.
            • 4. Il Papa tra i terremotati dell’Emilia Romagna.
            • 5. Una riflessione di S. Alfonso: Pratica della carità col prossimo.

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“La parola di Dio dimora in voi che avete vinto il maligno” (1Gv, 2,14).

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1. Vangelo della domenica –  (Mc 5,21-43)
Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

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Un consiglio per non bloccarsi: aprirli uno per uno e lasciarli terminare.

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2. Video riflessione di P. Gennaro Sorrentino redentorista – da YouTube.


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3. Videoriflessione P. Raniero Cantalamessa – da Gloria TV – (di gioiafelice).

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4. Il Papa tra i terremotati dell’Emilia  da Gloria.tv

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5. Una riflessione di S. Alfonso – Pratica della carità col prossimo.
Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello (1Gv 4, 21).

Chi ama Dio, ama anche il prossimo; e chi non ama il prossimo, neppure ama Dio, mentre il precetto divino dice: “Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello. ” (1Gv 4, 21).
Bisogna poi che amiamo il prossimo internamente ed esternamente.
E quanto dobbiamo amarlo? ecco la regola: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso” (Lc. 10, 27).
Dobbiamo dunque amare Dio sopra ogni cosa e più di noi stessi, e ‘l prossimo come noi stessi. Sicché, siccome noi desideriamo il nostro bene e ce ne compiacciamo, quando l’abbiamo, ed all’incontro ci dogliamo del nostro male; così bisogna che desideriamo il bene del prossimo e ce ne compiacciamo quando l’ottiene, ed all’incontro ci dogliamo del suo male.
Così ancora non dobbiamo giudicare o sospettare male del prossimo senza certo fondamento. Ed in ciò consiste la carità “interna”.
La carità “esterna” poi consiste nelle parole e nell’opere verso del prossimo.

(da “Via della salute”)

Leggi tutto il capitolo di S.Alfonso.