Prova di un nuovo servizio
per l’annuncio della Parola
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1. Vangelo e riflessione
della settima domenica del Tempo Ordinario. -
2. Video di P. Gennaro Sorrentino redentorista.
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3. Una testimonianza alfonsiana.
“La parola di Dio dimora in voi che avete vinto il maligno” (1Gv, 2,14).
1. Vangelo della domenica 19 febbraio – (Mc 2,1-12)
Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Parola del Signore .
2. Video riflessione del P. Gennaro Sorrentino (da Youtube).
3. Una testimonianza alfonsiana
Vescovo assai mortificato: quasi una quaresima perpetua.
Negli ultimi sette anni episcopali sant’Alfonso ebbe a soffrire un cu-mulo di malattie continue con fasi di riacutizzazioni stagionali… Quando la testa gli martellava, ricorreva ad un pezzo di marmo, su cui poggiava la fronte o ad una pezza bagnata nell’acqua fresca. Né interrompeva il lavoro letterario né rimandava ad altro tempo le occupazioni pastorali: con eroica resistenza continuava le solite fatiche.
Per allietare la solitudine dell’episcopio il segretario don Felice Verzella procurò un canarino con l’intento di dare sollievo innocente a Sua Eccellenza, che amava tanto la musica. Un giorno si privò anche di tale piccolo divertimento con una scusa: “Questo bisogna levarlo. Voi non sapete che per niente muoiono, e quando muore un canarino, dà tale afflizione che cruccia il cuore anche per settimane“.
Mortificato nell’udito, era mortificatissimo nella gola, facendo la quaresima perpetua. Né mai rimproverò il cuoco se le vivande erano malamente apparecchiate. Incidenti non ne mancarono.
Una volta domandò un sorso di vino. Alessio corse ad attingere nella cantina: nella fretta, o perché buio, invece di mescere dal fiasco del vino attinse da quello di aceto. Monsignore bevve senza mostrarsi infastidito dello sbaglio madornale. Poco dopo ne chiese un dito anche il Vicario: appena però ebbe accostate le labbra al bicchiere, sentì l’acre odore. Montò in furia, facendo una lavata di testa allo stordito cameriere. Monsignore non finiva di ridere per la svista e scusava il povero servitore ch’era stato tradito dal colore del liquido: una inezia perdonabilissima e non un reato.
Il Santo trattava i domestici con benevolenza signorile, ritenendo con san Francesco di Sales che un soffio di vento fa più inoltrare una nave nel mare che cento colpi di remi.
da Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 143)