25. L’UMILTA’ DI MARIA
“L’umiltà è la base e la custode delle virtù”, dice san Bernardo. Infatti senza l’umiltà non vi può essere nessun’altra virtù. Se una persona avesse tante virtù, senza l’umiltà tutte verrebbero meno. Questa virtù così bella e così necessaria era sconosciuta nel mondo, ma il Figlio di Dio venne sulla terra ad insegnarla con il suo esempio e volle che specialmente in essa noi cercassimo di imitarlo: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore (Mt 11,29). Maria, che fu la prima e più perfetta discepola di Gesù Cristo in tutte le virtù, lo fu anche nella umiltà, per la quale meritò di essere esaltata sopra tutte le creature. […]
L’umiltà di cuore consiste anzitutto nell’avere un basso concetto di sé. Maria, pur vedendosi arricchita di grazie più degli altri, non si ritenne mai superiore a nessuno. […] Non che la santa Vergine si stimasse peccatrice, perché l’umiltà è verità e Maria sapeva di non aver mai offeso Dio; non che non riconoscesse di aver ricevuto da Dio grazie maggiori di ogni altra creatura, perché un cuore umile riconosce i favori speciali del Signore per umiliarsi ancora di più; ma la divina Madre, avendo più luce per conoscere l’infinita grandezza e bontà di Dio, conosceva meglio la sua piccolezza. Perciò si umiliava più degli altri e con la sposa del Cantico dei cantici diceva: Non state a guardare che io sono bruna, perché mi ha abbronzato il sole (Ct 1,5). San Bernardo commenta: “In confronto al suo splendore, mi trovo nera”. Infatti “la Vergine viveva in un continuo e attuale rapporto con la divina maestà e col proprio niente” (san Bernardino). […]
Inoltre l’umiltà porta a nascondere i doni celesti. Maria tacque a Giuseppe la grazia di essere divenuta Madre di Dio, anche se pareva necessario informarlo, per dissipare i sospetti che lo sposo poteva avere sulla sua onestà, vedendola incinta, o almeno per liberarlo dal turbamento. Giuseppe infatti, non potendo dubitare della castità di Maria, e d’altra parte ignorando il mistero, decise di rimandarla in segreto (Mt 1,19): se l’angelo non gli avesse rivelato che la sposa aveva concepito per opera dello Spirito Santo, l’avrebbe lasciata.
Ancora l’umile rifiuta le lodi per sé e le riferisce tutte a Dio. Maria si turbò nel sentirsi lodare dall’angelo Gabriele. Quando poi Elisabetta le disse: Benedetta tu fra le donne… A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?… Te beata che hai creduto…, la Vergine, attribuendo tutte quelle lodi a Dio, rispose con l’umile cantico: L’anima mia magnifica il Signore. Fu come se dicesse: Elisabetta, tu lodi me, ma io lodo il Signore a cui solo spetta l’onore. Tu ammiri me; io invece ammiro la bontà divina e gioisco per essa: Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore. Tu mi lodi perché ho creduto; io lodo il mio Dio che ha esaltato il mio niente: Perché ha guardato l’umiltà della sua serva (Lc 1,46-48).
E’ proprio degli umili servire; e Maria non esitò a servire Elisabetta per tre mesi. Dice san Bernardo: “Elisabetta si meravigliò della venuta di Maria, ma ancor più si stupirà nel constatare che lei era venuta non per essere servita, ma per servire”.
Gli umili se ne stanno in disparte e scelgono l’ultimo posto. Per questo, come osserva san Bernardo, il giorno in cui Gesù stava predicando in una casa e Maria voleva parlargli, “essa rimase fuori e non entrò nella casa per non interrompere il discorso del Figlio con la sua autorità di Madre” (cf. Mt 12,46-50). […]
Infine gli umili amano i disprezzi. Il vangelo non dice che Maria fosse presente quando a Gerusalemme, la domenica delle Palme, il Figlio fu accolto dal popolo con tanti onori. Invece al momento della morte del Figlio la Vergine non si astenne dal comparire in pubblico sul Calvario, ma affrontò il disonore di essere riconosciuta come Madre del condannato, che moriva da infame con una morte infame. […]
Se non saremo umili non potremo mai essere veri figli di Maria.
(da Le Glorie di Maria, Parte II, III,1)
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