P. Vincenzo Trapanese (1801-1855) – Italia.
P. Vincenzo Trapanese (1801-1855)
Rettore Maggiore
Nacque in Aragona di Sicilia nell’anno 1801 da pii ed onesti, nonché agiati genitori.
Fin dall’infanzia si mostrò inclinato alla Religione. Quindi, cresciuto negli anni, e fatto più saggio, mercé le cure dell’educazione religiosa, non indugiò a domandare ai nostri Padri di essere annoverato tra loro, stimando per sé una sorte l’esser uno dei figli di S. Alfonso.
Furono appieno soddisfatte le sue replicate domande, e perciò chiamato dal Rettore maggiore Cocle in Napoli, fu ammesso nel noviziato, dove si completarono tutte le sue brame. Progredendo sempre da virtù in virtù, nonché nelle scienze, si rese caro a tutti.
Il rettore maggiore Ripoli lo creò più volte rettore del collegio di Aquila. Egli medesimo lo chiamò a coprire il posto di Consultore Generale.
Finalmente, dopo esser stato eletto Vicario Generale nella pericolosa infermità dell’istesso Ripoli, Roma lo innalzò, dopo la morte del Ripoli, a rettore maggiore della Congregazione. Ma il Trapanese, vedendo troppo pesante per le sue spalle la carica di rettore maggiore, pregò il Signore a trovare il mezzo di liberarlo.
Ne fu esonerato difatti nel 1854, e, restatosi in Roma, dopo un anno circa, chiudeva la sua carriera, sfinito da una malattia terribile di polmonite. (P. De Luca – Libro Messe).
Il P. Domenico Cianciulli, poi, mi disse a voce in S. Angelo a Cupolo, che essendo accidentato il rettore maggiore Ripoli nel novembre 1849, fu nominato Vicario Gen. della Congregazione il P. Trapanese; e nel 1850 Pio IX lo designò di sua propria autorità rettore maggiore interino fino al giorno nel quale le condizioni dell’Europa avessero consentito la riunione di un Capitolo Generale per eleggere un superiore definitivo per tutto l’Istituto.
Pio IX sperava che il regalismo napoletano avrebbe finalmente inteso la ragione, ma la sua speranza rimase interamente delusa.
Ferdinando II accordò l’exequatur alla nomina del rettore maggiore provvisorio, «salve tuttavia le leggi e la polizia ecclesiastica del Regno, e con tutte le condizioni e restrizioni ordinarie in ciò che concerne i diritti di sua Maestà, specialmente quanto ai Capitoli e all’unione con Sacerdoti stranieri al paese».
Di fronte a tale opposizione, Pio IX che doveva molto a Ferdinando, credé di dover pazientare.
Lo statu quo fu mantenuto, il P. Trapanese governò le Case Napoletane e pontificie, mentre le Province transalpine furono sotto la giurisdizione del P. Rodolfo Smetana, eletto dal Papa Vicario Generale.
P. Trapanese ebbe per Consultori: P. Stefano Spina, P. Salvatore Tallaridi, P. Raffaele Bocchino, P. Giuseppe Vaiano, anche Ammonitore, e P. Emanuele Baldari, anche Segretario, Procuratore P. Lorenzo Giordano, rettore di Napoli, poi P. Giuseppe Adinolfi, rettore di Deliceto.
Il 5 giugno 1851 espulse dalla Congregazione il Padre Raffaele Fusco, (vedi circolare 4^ p. 311) che poi fu riammesso da Pio IX l’8 dicembre 1854.
Nominò diversi provinciali nell’estero; ed assegnò loro le facoltà. Pio IX il dì 6 settembre 1853 separò le Case napoletane da tutte le altre romane ed estere.
Nel maggio 1854 cessò da rettore maggiore, essendo eletto il P. Lordi. Ritiratosi in Roma, vi morì il 1855 ai 17 gennaio, rassegnato in tutto alla volontà di Dio, e munito dei Sacramenti.
Come da documento che si conserva nell’archivio Provincializio, il vescovo di Nocera, dietro richiesta avuta dall’Intendenza di Salerno, nel dì 15 aprile 1852, rilasciò il seguente attestato.
«Il P. Spina è uno di età matura, e lettore di teologia morale nel collegio di S. Michele di Pagani di costumi lodevoli e di parimenti lodevole condotta. Insegna la sana dottrina secondo i principi di S. Alfonso M. de Liguori, ed è per massima nemico di sette e settari, avendo dato anche alle stampe alcune sue prediche contenenti i suoi sentimenti sul proposito. E infine attaccatissimo al Reale Governo. (Berthe,1215).
Il P. Trapanese spedì la seguente Circolare che rivela tutto il suo animo di fervente religioso e prudente superiore.
Pagani, 3 giugno 1851.
Padri e fratelli dilettissimi nel Signore.
…A tutti i soggetti che dovranno recarsi col nostro beneplacito a prendere i bagni, o acque minerali, si vieta di andare nelle proprie famiglie; né alcuno potrà per questo trattenersi più di giorni venti fuori collegio, onde dar comodo agli altri che sentono gli stessi bisogni di fruire del medesimo beneficio, salvo qualche caso eccezionale che esigesse il prolungamento della cura.
Così parimenti non sarà permesso a chicchessia confessare persone né dell’uno, né dell’altro sesso in tal tempo, vietando perciò chiederne facoltà agli Ordinari dei luoghi.
Ovunque poi siano convenuti nell’istesso luogo più soggetti di qualunque casa, vogliamo che tutti si adunino in una stessa abitazione, presa in fitto, vietando abitare in famiglia particolare; se è possibile si facciano servire da un nostro Fratello laico.
Si proibisce, espressamente, ammettere donne nelle nostre abitazioni in quel tempo, come anche di far visite a famiglie particolari…
La sera ognuno alle ore 24 (all’Ave Maria) deve ritrovarsi in casa…
Si raccomanda ai Rettori di usare tutta la condiscendenza per chi ha la necessità dei bagni e di fornirli di danaro sufficiente, onde evitare l’inconveniente di far uso di danaro proprio.
V. aff. F°. in G. C.
Vincenzo Trapanese d. SS. R.
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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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