45 – Il servo di Dio Mons. Tommaso Falcoia
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
- Nascita = 13-mar-1663
- Morte = 20-apr-1743
- Sacerdote = 28-set-1687
- Vescovo = 2-ott-1730
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Il 13 marzo1693, da una famiglia antica e rinomata a Napoli nacque il Servo di Dio Tommaso Falcoia, che accrebbe, con lo splendore delle virtù, il decoro della famiglia. Educato piamente e santamente fin dagli inizi di vita, in seguito non si allontanò mai dalla via retta e visse in modo che sino alla morte conservò illibata la sua anima, secondo l’affermazione di S. Alfonso.
Compiuti gli studi con intelligenza e serietà e dato addio a tutte le vanità del mondo, abbracciò la vita religiosa nell’istituto dei Pii Operai. Ben temprato nell’osservanza religiosa, con la sua pronta obbedienza, con il disprezzo di sé e lo sforzo di tendere alla perfezione si conquistò l’ammirazione di tutti.
Ordinato sacerdote, subito si impegnò nei lavori apostolici. Percorse quasi tutte le regioni del regno di Napoli per catechizzare il popolo nelle verità cristiane. Poi, spinto dal desiderio di una più intensa carità, si recò a Roma per chiedere al Papa il permesso di portare la luce del Vangelo al popolo dell’India. Ma il Papa lo trattenne a Roma, dove, per venti anni si impegnò con tutte le forze a portare alla fede cattolica i Giudei ed i catecumeni.
Frattanto dalla sua Congregazione dei Pii Operai gli furono affidati incarichi importanti. Fu, prima, Procuratore, poi Superiore generale. Mentre risiedeva ancora a Roma cominciò ad accarezzare l’idea di fondare una compagnia di sacerdoti che, sulle orme di Cristo Redentore, si dedicasse alla salvezza delle anime. Il progetto sembrò riuscire bene quando a Taranto riunì a questo scopo dodici sacerdoti. Ma, per volere di Dio, quella fondazione, che successivamente S. Alfonso avrebbe ripreso, si dissolse all’inizio: il sant’uomo si sottomise alla volontà di Dio.
Fu chiamato a governare la diocesi di Lanciano, ma nella sua umiltà rifiutò l’incarico; in seguito, per ordine di Clemente XII dovette accettare la sede vescovile di Castellammare di Stabia dove entrò subito dopo essere stato consacrato vescovo a Roma nel 1730.
Diventato modello del gregge, si dedicò all’eterna salvezza di esso; volle l’ordine dei chierici impegnato nell’esercizio delle virtù; fondò un nuovo monastero di vergini, aiutò generosamente i poveri; e, per dirla in breve, fu in ogni virtù l’immagine viva del Cristo. Il santo Vescovo amava Cristo immensamente. Era così devoto a Gesù Bambino che mentre ne meditava i misteri, andava in estasi. Dopo Gesù amava, come figlio affettuosissimo, la sua SS. Madre; ne portava sempre l’immagine sul petto e ne sperimentò la protezione in parecchie difficoltà.
Quanto Dio gradisse la vita del suo servo, lo si deduce anche dai miracoli che compiva a suo favore. Si racconta che un giorno mentre pregava a Scala fu rapito in estasi e fu sollevato in alto; un’altra volta, mentre si trovava a Roma, corse in aiuto di una barca che stava per affondare e la riportò a riva sana e salva; ancora, mentre si tratteneva a Napoli, apparve a suo nipote Francesco della Rocca, tenuto prigioniero ad Alterno nel Sannio e gli promise che tre giorni dopo avrebbe ritrovato la libertà (come infatti successe); inoltre guarì subito due monache ormai in fin di vita.
Arrivato in tarda età, alla fine di marzo del 1743 fu colpito da un attacco di apoplessia; capì che la morte era vicina e, sopportando incredibilmente i dolori, si rassegnò pienamente alla volontà di Dio, come da tempo era solito fare.
S. Alfonso, che aveva trovato in lui un padre affettuoso, impedito di accorrere da lui da pressanti impegni, gli mandò il Ven. Cesare Sportelli e il servo di Dio Francesco Tartaglione perché assistessero il moribondo e ne raccogliessero l’ultimo respiro. Lo trovarono buon profeta per la nostra Congregazione: infatti il sant’uomo alla loro presenza predisse che l’Istituto di S. Alfonso, come erba, avrebbe estesole radici e si sarebbe diffuso nel mondo; il che si è avverato e speriamo si avvererà sempre di più. Morì santamente il 20 aprile 1743. La sua memoria resti per sempre viva in mezzo a noi.
Il P. Oreste Gregorio ha pubblicato la sua Biografia (Edizioni Spicilegium Historicum C.SS.R) e le sue Lettere (Edizioni Paoline).