P. Antonio Tannoia (1724-1808). – Italia.
P. Antonio Tannoia (1724-1808).
Nacque a Corato in Puglia il 26 ottobre 1724.
Entrato in Congregazione, fece la sua professione religiosa il dì 8 Dicembre 1747, all’ età di 23 anni, ed, appena ordinato sacerdote, gli fu affidata la carica di Maestro dei novizi, e poco dopo anche di rettore della casa di Deliceto.
Visse eroicamente fedele a tutti gli esercizi di pietà, alle fatiche dell’ apostolico ministero ed allo studio, nonostante i suoi continui acciacchi quasi mortali.
Compose varie opere, molto stimate, e fra le altre, la Vita di S. Alfonso e di S. Gerardo e l’Opera sulle Api.
Nel 1786, trovandosi in S. Angelo dei Lombardi, fu preso da mortale infermità, ed essendosi ritirato a Materdomini, anziché diminuire, il male si avanzò. La sera del 9 settembre il P. Gennaro Orlando, vedendolo estremamente aggravato, gli disse: «Promettete a Fratello Gerardo di tessergli la vita, che sarete sano».
Mancandogli la fiducia, non diede retta al detto Padre. La mattina del dieci, tredicesimo giorno della malattia, P. Tannoia si vide agli estremi. In tali circostanze, disperando d’ogni umano aiuto, pieno di fede si rivolse al Fratello ed esclamò: «Gerardo mio, aiutami!».
Detto ciò, si vide, in un subito, libero da ogni male. – Questa grazia gli fece il benedetto Fratello San Gerardo, invocando il suo patrocinio; e questa stessa l’ obbligò ad essergli grato con intessergli la vita.
P. Tannoia morì santamente in Deliceto il 12 marzo 1808, dopo di avere esercitato per 24 anni la carica di Maestro dei Novizi, e talvolta anche con quella di Rettore e di Consultore Generale.
Nel processo di beatificazione di S. Alfonso dice di sé il P. Tannoia:
«Essendo io giovanetto per molti anni fui talmente travagliato da tanti e tanti travagli uniti, che fui dato per disperato dai primari medici di Napoli; ma il Servo di Dio mi disse un giorno: non avere timore, che non muori, ma dovrai fare una vita stentata». – Stentata l’ ho fatta, e la sto facendo, perché sono circa 50 anni, che sempre mi vedo assistito da gravi incomodi, sperimento a momenti la morte, e non muoio, e se vivo, vivo una vita addolorata e stentata, come il Servo di Dio mi disse». Così nel 1796.
(Lett. 1- 254.- Berthe 360 )
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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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