36 – Il servo di Dio P. Taddhäus Hübl
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 28-ott-1761 Boemia
- Morte = 04-lug-1807
- Professione = 19-mar-1785
- Sacerdote = 29-mar-1785
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Il servo di Dio Taddeo Hübl nacque il1761 a Cermna [oggi Repubblica ceca, territorio di Hradec Králové], villaggio della diocesi “Regina Gradecense”, povero ma con un’intelligenza pronta ed ebbe una sufficiente cultura letteraria.
Strinse una forte amicizia con S. Clemente M. Hofbauer, restandogli sempre fedele e né le circostanze politiche né la distanza geografica né la varietà degli eventi poterono impedirgli di seguirne le orme.
Con lui venne a Roma nel 1781 ed entrambi, chiamati da Dio, entrarono nell’Istituto liguorino. Insieme fecero il noviziato nella casa di S. Giuliano sull’Esquilino ed insieme, compiuti gli studi di teologia nel collegio di Frosinone furono ordinati sacerdoti ad Alatri e partirono alla volta di Varsavia. Senza mai separarsi l’uno dall’altro, impiegarono ogni loro forza per propagare la gloria di Dio e la Congregazione di S. Alfonso.
S. Clemente, con l’aiuto del fedele Taddeo, portò a termine tutte le migliori iniziative intraprese per il bene delle anime; l’ebbe sempre, in ogni circostanza, come valido collaboratore e docile compagno. E non avrebbe potuto averne uno più saggio e forte. Taddeo, infatti, ad una solida dottrina univa la prontezza nell’azione. Era così preparato in teologia che nella soluzione di difficili questioni la sua opinione era assai stimata dagli uomini più dotti.
Perfettamente padrone della dottrina dei Santi Padri, Taddeo aveva ampliato la propria cultura con gli studi di storia sacra e profana che aveva esplorato a fondo. Perciò godeva grande autorevolezza presso le più grandi personalità. L’arcivescovo di Varsavia autorizzava i sacerdoti ad ascoltare le confessioni sacramentali solo dopo essere stati esaminati e ritenuti idonei da Taddeo, e in questo compito il servo di Dio usò competenza e pietà.
Quando predicava si trasferiva in lui una forza incontenibile: egli sconvolgeva l’animo degli ascoltatori e dal profondo faceva versare lagrime. Talvolta, poiché la chiesa riecheggiava di pianti, fu costretto a sospendere la predica. Rimaneva a lungo nel confessionale, accogliendo tutti come una madre. Da lui che conosceva speditamente sei lingue ed era bravo nel guidare le coscienze, accorrevano numerose persone da ogni parte.
In breve, era così tenace nella difesa della fede e nel conseguimento della salvezza delle anime, mostrandosi gentile e affabile con il prossimo, che per queste virtù fu paragonato a S. Clemente e ne riproponeva l’immagine. Perciò era carissimo a tutti, anche ai denigratori dell’Istituto. E se dall’ostilità dei nemici non derivarono guai maggiori alla Congregazione da poco ivi trapiantata, lo si deve alla gentilezza e alla pietà di Taddeo.
Ma quest’uomo così virtuoso cadde vittima della sua carità cristiana. Infatti su invito dell’arcivescovo di Varsavia aveva rivolto tutte le sue forze, ormai piegate dagli anni e da lunga malattia, ad amministrare i sacramenti ai soldati italiani che, militando nell’esercito francese, giacevano ammalati nell’ospedale.
Fu colpito dal tifo che lo consumò a tal punto che il 4 luglio 1807 morì. Il suo funerale fu solenne, accompagnato dalle autorità e da una folla strabocchevole. Tutti ne piansero la morte. S. Clemente ne fu addolorato e a lungo non si dette pace. Spesso, ricordando l’amico desiderato, gioiva nel tesserne le lodi; e finché visse ripeteva spesso di essere convinto che Taddeo in cielo godeva l’eterna felicità.