( ◊ in Alsazia) – P. Louis Studer (1867-1924) – (+ in Cile)
P. Louis Studer. Dichato (Cile), 1924
Le parole scolpite sulla tomba del P. Studer ci danno l’idea della vita di questo missionario: «Buon soldato di Cristo, riposi in pace».
Combatté incessantemente il demonio e il peccato sia sotto il cielo d’Alsazia che in terra del Cile: fu buon soldato di Cristo nel sradicare con dura lotta i difetti dal suo cuore e riportare grande vittoria su se stesso.
Louis Studer nacque in Alsazia il 13 febbraio 1867. Ordinato sacerdote, esercitò per dodici anni il santo ministero a Bergheim; ma desideroso vivere una vita interiore più intensa e dedicarsi alle anime più abbandonate si fece redentorista.
Suo ideale era oltrepassare i mari e operare sotto il cielo americano per conquistare più anime, con più austerità, più sofferenze, più lavoro. I superiori esaudirono il suo desiderio.
A Huara, nella vice provincia di Alsazia, organizzò un convento che fu eretto inseguito in chiesa parrocchiale da monsignor Marie Caro, Vicario Apostolico.
Per nove anni, il Padre Studer si impegnò con grande zelo per la salvezza del suo gregge, aiutato da tre confratelli. Ma soffriva moralmente; la sua anima desiderava innanzitutto vivere di osservanza regolare e di raccoglimento.
Nel 1917 sollecitò da Roma la sua aggregazione alla provincia di Lione.
Assegnato alla casa di San Bernardo, poi a Los Angeles, divenne missionario. Predicava con convinzione profonda, volendo trasmettere negli ascoltatori il suo amore verso Dio.
Come religioso, fu esempio di una profonda pietà ai confratelli. Trascorreva ore intere davanti al Santissimo Sacramento, soprattutto nei giorni di ritiro. Non trascurava l’applicazione allo studio. Si era imposto studiare ogni giorno parecchie pagine di morale e di sacra Scrittura. Aveva scritto: “Mio scopo sarà di rassomigliare a Cristo umiliato e inchiodato in croce con la pratica delle dodici virtù del mese”.
Il suo spirito di mortificazione era notevole; in missione portava la disciplina e i cilizi; l’uso del cilizio era quotidiano e lo portava giorno e notte. In lui si poteva notare un carattere un po’ duro e autoritario, ma anche gli sforzi costanti per emendarsi.
A Huara, fino alla morte, ogni sabato e nei giorni di ritiro digiunava a pane ed acqua. Quest’ansia di rendersi simile a Gesù crocifisso accrebbe sensibilmente verso la fine della vita. L’imitazione di Nostro Signore è da attribuirla ad una speciale luce che gli veniva dal cielo.
Come il divin Maestro, il caro Padre morì sulla breccia e nel più grande isolamento. Nel mese di marzo 1924 partì con un confratello per una missione a Dichato e volle predicare da solo nella zona della parrocchia, che era senza cappella. Le prediche erano all’aperto. Una sera predicava sulla morte e aveva pregato per colui che sarebbe morto per primo. Morì istantaneamente nella notte seguente. Era di sabato, festa di S. Clemente.
Buon soldato di Cristo, riposi in pace! – «Bonus miles Christi Jesu». 2Tm. 2,3.
Professione: 8 settembre 1907
Ordinazione sacerdotale: 10 agosto 1894