Mercoledì Santo
4. RIUNIONE DEL SINEDRIO E TRADIMENTO DI GIUDA
Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: “Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni…” (Gv 11,47). Nello stesso tempo in cui Gesù faceva grazie e miracoli a beneficio di tutti, i primi personaggi della città si riuniscono per ordire la morte dell’autore della vita.
L’empio pontefice Caifa dice: E’ meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera (Gv 11,50). E da quel giorno, dice lo stesso san Giovanni, gli iniqui cercarono il modo di farlo morire. O Giudei, non temete che questo vostro Redentore voglia fuggire. Egli non fugge, perché è venuto sulla terra apposta per morire e, con la sua morte, liberare gli uomini dalla morte eterna.
Ed ecco che Giuda si presenta dai sommi sacerdoti e dice: Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? (Mt 26,15). Chissà come furono contenti, per l’odio che portavano a Gesù, nel vedere che uno dei suoi stessi discepoli voleva tradirlo e consegnarglielo nelle mani! In ciò consideriamo la soddisfazione, diciamo così, dell’inferno, quando un’anima, dopo essere stata per diversi anni al servizio di Gesù, lo tradisce per un misero bene o per una vile soddisfazione.
O Giuda, dal momento che vuoi vendere il tuo Dio, almeno fatti dare il prezzo che vale. Egli è un bene infinito, merita dunque un prezzo infinito. Invece tu concludi la vendita per non più di trenta denari: Ma quelli gli fissarono trenta monete d’argento (ivi)
Povera anima mia, lascia stare Giuda e volgi il pensiero a te stessa. Dimmi: a quale prezzo hai venduto tante volte al demonio la grazia di Dio?
Gesù mio, mi vergogno di comparirti davanti, pensando alle ingiurie che ti ho fatto. Quante volte ti ho voltato le spalle e ti ho posposto ad un capriccio, ad un impegno, ad un momentaneo e misero piacere! Allora io sapevo che con quel peccato avrei perso la tua amicizia; eppure l’ho volontariamente scambiata per un nulla. Ma¬gari fossi morto, piuttosto che farti questo grande oltraggio! Gesù mio, me ne pento con tutto il cuore; vorrei morirne di dolore.
Consideriamo inoltre la benignità di Gesù Cristo che, pur conoscendo l’appuntamento fatto da Giuda, nel vederlo non lo scaccia via, non lo guarda con malevolenza, ma gli permette di stare ancora con lui e di sedere alla sua mensa, dove l’avverte del suo tradimento perché si ravveda; e, vedendolo ostinato, arriva a prostrarglisi davanti e a lavargli i piedi, per intenerirlo.
Gesù mio, tu fai la stessa cosa con me. Io ti ho disprezzato e tradito, e tu non mi respingi, ma mi guardi con amore e mi ammetti ancora alla tua mensa nella santa comunione. Mio caro Salvatore, quanto vorrei averti sempre amato! Come potrò io allontanarmi an¬cora da te e rinunciare al tuo amore?
da Considerazioni ed affetti sopra la Passione – II.
Canto
Offesi te, mio Dio, caro Signore,
mio Dio, mar di bontà, fonte d’amore.
Ingrato offesi a torto, offesi a torto,
chi sol per darmi vita in croce è morto.
Mi pento, sommo Bene, Bontà infinita,
mai più ti offenderò, mai più in mia vita.