P. Luigi Saviano (1814-1896) – Italia.
P. Luigi Saviano (1814-1896)
Nacque in Ottaviano l’11 agosto 1814 da Francesco e da Angela Jervolino, entrambi Ottavianesi.
Il 20 luglio 1831 fu ricevuto a Ciorani ove fece il noviziato. E fece la Professione il 15 luglio 1832. Si ordinò Sacerdote il 23 dicembre 1837 e celebrò la sua prima Messa in Catanzaro, ove stette per 11 mesi, dopo essere stato a Deliceto per la Professione e per gli studi.
Il 10 gennaio 1896 cessò di vivere in Ottaviano nella casa paterna, ove era stato ritirato per infermità mentale, causatagli da un forte spavento, quando cioè con altri Padri della Congregazione doveva recarsi in un paese delle Calabrie per la S. Missione; e per giungervi doveva attraversare un fiume sulla cavalcatura. Gli altri Padri passarono prima di lui il fiume per infondergli coraggio, essendo lui eccessivamente timido. Sfortuna volle che mentre P. Luigi attraversava il fiume, sopraggiunse una piena che fece perdere la direzione alla cavalcatura, trasportandolo lungo la corrente. Bastò questo spavento per fargli perdere la ragione.
Della demenza di lui si interessò moltissimo il Re Ferdinando II, disponendo quanto era necessario nel Manicomio di Aversa, onde ottenere la guarigione.
La famiglia che ne conosceva la natura e più per affetto, non volle permettere che si fosse portato nel Manicomio, contentandosi di curarlo in famiglia, tanto più che la malattia era follia di natura tranquilla, ne mai durante la sua vita in famiglia si ebbe a deplorare alcuna stranezza pericolosa.
Il Rettore Maggiore Berruti ed anche il Provinciale Salzano mi parlavano con tanto interessamento di zio Luigi, (dice il suo nipote Dottor D. Francesco Saviano il 22 Febbraio 1913), commentandone i pregi non comuni del suo ingegno.
Sempre quando andavo da loro per incarichi dati a me da zio Ferdinando da espletarli presso i Rev.mi PP. Berruti e Salzano, mi dicevano: «La Congregazione nostra con la perdita di zio Luigi ha perduto un Padre di gran valore, il suo ingegno era fecondo in tutto: discipline letterarie, Scienze Sacre, erano possedute da lui a meraviglia.
Suonava l’Organo e cantava con arte magistrale tanto che ritiratosi in Congregazione non si ebbe più bisogno di far venire il Maestro di Musica per suonare l’Organo nelle Feste di agosto del Fondatore S. Alfonso.
Una volta fu sentito suonare e cantare a Caserta dal Re Ferdinando, il quale attratto dalla simpatia e dolcezza della voce, si dice che abbia detto: «Chi è questa Signorina che canta?»
Era oratore ricercato; difatti più volte un nostro paesano, a nome Luigi Di Luggo, mi ha raccontato che, trovatosi a Catanzaro per il servizio militare, vide un giorno di domenica un via vai di carrozze insolito innanzi alla Chiesa di S. Caterina, il Di Luggo, ch’era di perlustrazione per la città, chiese ai cittadini la ragione di quel movimento, gli fu risposto che quell’accorrere di gente alla Chiesa era dovuto al fatto che predicava in quel giorno il Padre Luigi Saviano.
Posso assicurare che quanto lui aveva studiato, tutto teneva presente alla mente. Questo che dico l’ho constatato col fatto, in quanto che ho preso il libro, un qualunque, da lui studiato e citato un brano, egli ha continuato con prontezza ammirabile a recitare fino in fondo al capitolo. (Arte Poetica di Orazio). Odi. Satire. Scrittura Sacra ecc. e questo spesso io lo faceva con lui a svago, e sempre con vivezza e con una prontezza quasi come se avesse da poco lasciati i suoi studi, o per meglio dire, come avesse allora apparecchiate le lezioni per la scuola.
I fratelli suoi, maggior di lui, anche Sacerdoti: D. Giuseppe e D. Antonio, persone molto colte e di alto talento, gli davano lezione insieme ad altri giovani ottavianesi. Luigi vivace, irrequieto, appena la scolaresca si riuniva in casa cominciava a far chiasso e mille giuochi con i compagni; i fratelli per tenerlo a freno gli assegnavano lezioni eccessive ma a lui bastava leggerle per apprenderle, e dicevano poi i suoi fratelli di non aver mai potuto fargli una tiratina d’orecchie per non avere imparate le lezioni.
I Padri della Congregazione, suoi coetanei, Padre Cutolo ed altri mi hanno più volte detto che quando Zio Luigi si ammalò di mente scriveva Encicliche Latine, che a loro detto, erano capolavori di lingua latina classica.
Zio Luigi fin dalla tenera età, a detto dei suoi fratelli, mostrò un ingegno non comune, prova ne era il fatto che da per sé imparò a suonare l’organo con maestria.
Giovanetto, il Giudice, che allora era in Ottaviano, di nome Amantega, lo volle qual istitutore e maestro dei suoi figliuoli, ed aveva per lui un vero culto». (Dott. Saviano)
Il 10 gennaio 1896 il P. Ammirati scriveva al Dottore:
«Caro ed amato Ciccillo, cento altri anni a Voi e famiglia. Eterno riposo all’anima dell’amato vostro e mio carissimo zio Luigi, col quale per 11 anni abbiamo vissuto più che da germani in Catanzaro. Che vita esemplare; da tutti amato! Non vi aggiungo altri motivi di conforto essendone voi e famiglia abbastanza provveduti nella piena rassegnazione, in quell’amorosissima e SS.ma Volontà di Dio.
Vivetene però sicuro di aver novello avvocato in cielo accettate i miei saluti.
V.o Aff.mo Zio A. A.
Da Somma Vesuviana…
Il Provinciale P. Barbarulo a sua volta con data del 14 gennaio 1896 scriveva al Dottore:
Stimatissimo Signore, la terribile, funesta nuova partecipatami dalla S. V. della morte del carissimo Suo zio, e nostro Confratello P. Luigi Saviano ha cagionato in me ed in questi miei Compagni penose penosissime impressioni… Ho scritto a tutte le Case perché si celebrassero le Messe prescritte per quell’anima benedetta… Pregovi avervi cura perché P. Luigi è in Paradiso, e presso Dio pregherà per voi e per i vostri.
Se i due Padri Saviano Ferdinando e Luigi tanto meritamente stimati tra noi, sono volati al Cielo, Vostra Signoria ha il dovere di conservarci la sua amicizia, ed il dritto di considerare le nostre Case e le cose nostre, come cose e Case sue…»
Luigi Saviano, diceva P. De Marco, fu celebre missionario, distinguendosi per la sua voce sonora e commovente, tanto da essere adibito come predicatore della meditazione sin da Diacono. Nell’età adulta, colpito da tabe spinale, ebbe a soffrire per circa 40 anni…
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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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