Fratello Michelangelo Santucci (1872-1962) – Italia.
Il nostro virtuoso fratello Michelangelo Santucci, alle ore 15,15 del 23 gennaio 1962 è deceduto a Lettere. È proprio il caso di esclamare: «Quanto è preziosa al cospetto del Signore la morte dei suoi Santi! ». Preparata da una vita di vero Redentorista, la sua morte non poteva essere diversa. Lungo i 28 giorni della sua ultima malattia, forse presago della sua morte, andava ripetendo: «È arrivata l’ora, Iddio mi chiama! ». Ed attendeva calmo, pienamente rassegnato, la chiamata di Dio.
Ha ricevuto i SS. Sacramenti con tanta ansia e mistico raccoglimento, ed ha rinnovato i santi. Voti con commozione e gioia. Aveva al collo la corona e gli abitini; un’altra corona ed il Crocifisso in mano, e li stringeva mormorando continuamente, a fior di labbra, le sue ultime preghiere. «Quant’è bella la Madonna! Quant’è bello Gesù Bambino! », aveva esclamato durante le ultime ore, puntando gli occhi trasfigurati verso l’alto, quasi guardando qualcosa. La Madonna ed il Bambino Gesù forse venivano ad invitarlo al cielo.
Nato a S. Angelo a Cupolo il 3 dicembre 1872, entrava nel nostro Istituto Redentorista il 1894 e, dopo una dura e lunga prova di 14 anni, professava il 13 novembre 1908.
La figura morale di Fr. Michelangelo ci richiamava altamente la descrizione completa del vero Redentorista fatta dal nostro Padre S. Alfonso.
Chi lo ha conosciuto nella sua vita quotidiana ed intima, può dire senza tema di eccedere: «Il suo spirito di Redentorista era completo». Completo nell’osservanza dei voti: « Iddio mi mantenga sempre lontano dall’offendere la bella virtù», soleva esclamare geloso e timoroso di conservare la S. Purezza. Chi ha visto la roba che ha lasciato può dire qualcosa della sua estrema povertà. Aveva solo pochi indumenti che egli stesso lavava e rammendava. Era attento a non sprecare niente di quello che apparteneva alla Comunità e tutto raccoglieva, perché non andasse perduto.
Riguardo all’Obbedienza sembrava che eccedesse, tanto era sottomesso. Non faceva nulla senza il permesso del Confessore e dei Superiori. Nell’ultima malattia, il medico gli ordinava di stare tre giorni a letto; passati i tre giorni, egli si alzava, pur non essendo guarito, per fare l’ubbidienza. E così faceva in tutto, convinto che l’obbedienza fa miracoli.
Completò l’edificio delle sue virtù con un grande amore a Gesù Sacramentato. Per quanto vecchio, si voleva rendere in ogni modo utile alla Comunità, e tutti i tempi liberi li trascorreva in coro davanti al SS. Sacramento. Aveva il permesso di alzarsi la notte e fare un’ora di adorazione. Spesso dopo la Comunione, versava lagrime abbondanti ed ogni tanto ripeteva a voce sommessa calde invocazioni a Gesù Sacramentato, arrossendo quando poi si vedeva in compagnia di altri.
P. Domenico Farfaglia
Superiore Provinciale
______________
Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985
Altro profilo
Fr. Michelangelo Emilio Santucci
di Giacomo e di Clementina Cataffo.
Nato a S. Angelo a Cupolo (Dioc. e Prov. di Benevento) il 3.12.1872 = Prof. 13.11.1908 = + a Lettere 23.1.1962.
- Lo troviamo a Lettere nel 1912 con Fr. Gaetano A. poi a Materdomini…
- Nel marzo 1914 a Marianella.
- Nel 1924 a Napoli coi F.lli Pasquale, Achille M., Michele C…
- Nel 1927 a Marianella col Fr. Antonio Samà.
- Dal 1930 al 1960 a Lettere coi F.lli Celestino, Marco, Andrea, Raimondo…
Un grande fratello di corpo e di spirito, ma di profondissima, umiltà tutta sua.
Fratello sempre e supremamente esemplare per il suo silenzio e il suo sorriso celestiale. Fu sempre fedele al suo dovere esterno di lavoro giornaliero instancabile.
Felice di essere a tutti nascosto e gioioso di rendersi utile anche minimamente a qualcuno. Mostravasi soddisfatto e fraternamente affettuoso… di infinite cortesie!..
Quando fu ricevuto nel Nostro Istituto dimorò da postulante nel nostro Collegio di S. Angelo a Cupolo. Dopo fu assegnato ad Avellino ed in seguito a Materdomini. Era già anziano quando raggiunse Lettere. Si adattò perfettamente a qualunque ufficio assegnatogli – ma quello più praticato fu quello di cuoco: esatto e pulito – che espletava con vero affetto fraterno, anche negli anni avanzati. Quando egli veniva assegnato come aiutante-cuoco, allora spiccava più la sua umiltà.
Morì novantenne e si può dire di sola vecchiaia! Vero premio ottenuto dal Signore per esercitarsi nella carità religiosa da vero esemplare e benedetto dai posteri che siamo tutti noi!
Benché di carattere eccessivamente serio, pure i suoi confratelli intimi ci dicono che non trovava difficoltà, alle volte, di prendere parte a qualche scherzo innocente e infantile, come richiedevano i giovanotti….”uccellini col gufo”!.
______________
Profilo tratto da
Ricordo di fraterni amici.
del P. Francesco Santoli, Lioni 1980
________________