P. Francesco Santoli (1901-1991) – Italia.
Nella memoria fraterna e nella preghiera di ciascuno di noi credo ci sia già adeguato spazio per il ricordo di P. Francesco Santoli, scomparso all’età di 91 anni nella nostra casa di Materdomini. Con lui è venuta a mancare non solo un’esistenza longeva, ma anche una parte della nostra memoria storica di Provincia, e una figura di vegliardo a cui in qualche modo tutti abbiamo voluto bene.
Il P. Santoli era nato a Torella dei Lombardi il 17 giugno 1901 da Michele e Angela Leone. A tredici anni, nel 1914 entrò nell’educandato Redentorista di Ciorani, vincendo le resistenze soprattutto paterne, che volevano dissuaderlo da una vocazione che invece lui sentiva già chiara e attraente.
Entrato in noviziato a Pagani il 14 settembre 1919, emise la professione il 30 settembre 1920, avendo avuto come maestro il venerato P. Michele Mazzei. Cortona fu la sede del suo studentato, dal 1920 al 1927, come anche della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 30 ottobre 1927, festa di Cristo Re, per le mani del Vescovo di Cortona, Mons. Carlesi.
Ben presto fu chiamato ad occupare ruoli di particolare responsabilità, come la Segreteria Provinciale dal 1927 al 1942 a Pagani, a fianco dei Superiori Provinciali del tempo, come i Padri Parlato, Mazzei e Petrone. Altri incarichi coperti in questo periodo furono quelli di Cronista e Archivista Provinciale.
Un grande impegno profuse il P. Santoli anche nei radicali lavori di restauro e ristrutturazione, che toccarono sia alla Basilica che al Collegio di Pagani.
Ma contemporaneamente P. Francesco cercò anche di realizzare lo zelo apostolico che lo aveva attirato sin dalla giovane età nella congregazione di S. Alfonso. Varie missioni popolari lo videro protagonista in tutta l’Italia meridionale. Parimenti fu Cappellano militare a Salerno, fondatore e animatore di un gruppo di lavoratori cattolici a Pagani.
Soprattutto fu assistente spirituale della nascente Congregazione delle Suore Gerardine, del cui fondatore Mons. Mosè Mascolo era profondamente amico e consigliere.
Dal 1942 la sua sede fu Marianella, e qui provò in modo atroce gli ultimi disagi della guerra.
Nel 1945 fu assegnato a Materdomini, in qualità di Superiore. Lo attendeva il profondo lavoro di ricostruzione post-bellica, ed egli lo affrontò con l’abituale solerzia e generosità. Oltre ai lavori di allacciamento idrico ed elettrico, lo tennero impegnato l’ampliamento e una più funzionale meccanizzazione della Tipografia “San Gerardo”, in vista anche di un’ulteriore qualificazione della Rivista omonima.
Molto attento fu il P. Santoli anche in quella che oggi chiameremmo l’opera di “irradiazione apostolica” del Santuario: promosse e animò alcune missioni popolari nelle diocesi di Conza, Lacedonia, S. Angelo dei Lombardi e Bisaccia, e procurò che nei paesi vicini fossero portate in processione le venerate spoglie di San Gerardo, per animare la fede e incoraggiare quei popoli nel difficile dopoguerra.
Il 1° luglio 1950 P. Santoli iniziava il nuovo lavoro a cui lo avevano destinato i suoi Superiori: quello di Sacrista nel Santuario di Pompei. Anche qui instancabile fu la sua attività sia nel campo pastorale e ministeriale, che in quello più specificamente organizzativo.
Dopo dieci anni di indefesso lavoro all’ombra della Vergine del Rosario, nel 1960 fu trasferito nella nostra casa di Napoli, e da qui nel 1966 a Teano. Durante questo tempo non tralasciò di accettare la predicazione di numerose missioni popolari.
Sul finire del 1969, su mandato del Provinciale del tempo, P. Salvatore Meschino, cominciò a prendere forma un sogno coltivato per anni dal buon P. Francesco: la fondazione di una “Casa San Gerardo” a Torella dei Lombardi, per la quale il Padre aveva messo a disposizione la propria residenza di famiglia. Insieme al fratello P. Nicola, si dedicò ai lavori di rifacimento della casa, necessari per farla divenire sede di educandato femminile, tenuto dalle Suore Gerardine.
Morto il fratello, continuò da solo in quest’opera sociale fino al terremoto del 1980 che danneggiò profondamente la casa e costrinse alla “diaspora” i suoi abitanti. P. Francesco trascorse qualche anno con i suoi parenti, anch’essi terribilmente provati dal sisma, non trascurando l’opera di consolazione e di sostegno che poteva esercitare attraverso il suo ministero sacerdotale.
Dal 1990 ha risieduto all’ombra del suo amatissimo San Gerardo, la figura che più di ogni altro aveva ispirato la sua vocazione e la sua spiritualità. Anche qui non ha smesso di rendersi utile in tutto ciò che la salute gli permetteva. Qui l’anno scorso (1990) aveva celebrato il settantesimo anniversario della sua consacrazione religiosa. E qui avrà pronunciato in cuor suo il “Nunc dimittis“, il pomeriggio di martedì 12 novembre 1991, alle ore 16,15, quando ha reso l’anima a Dio.
Col P. Santoli scompare una figura tra le più ricche di storia e significative. Egli ci lascia l’esempio di una vita vissuta in maniera feconda: ha bene impiegato i lunghi anni che il Signore gli ha concesso e i suoi stessi talenti personali; non ha curato solo certe mansioni “burocratiche” o amministrative, ma ha realizzato il suo zelo apostolico in svariate maniere: con la predicazione, con gli scritti (ha pubblicato varie opere tra cui una biografia di San Gerardo), con la direzione spirituale, col sacramento della riconciliazione, a cui si è reso disponibile fino agli ultimi giorni di vita, sia a favore di pellegrini, sacerdoti e religiose, che degli stessi confratelli di Materdomini.
Ci conceda il Signore di imitare tanta laboriosità e tanto amore alla nostra stessa vocazione. E se anche nella figura del buon P. Francesco ricordiamo qualche difetto (immancabile in ogni esperienza umana), cogliamo l’occasione per rinnovare la nostra preghiera per lui al Signore, perché lo accolga tra le braccia della sua misericordia.
P. Antonio Di Masi
Superiore Provinciale
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Profilo tratto
da Vita Nostra
Bollettino di informazioni
della Provincia Napoletana, Anno 1991
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Altro profilo
dal libtretto commemorativo
stampato dal Santuario di San Gerardo
nel trigesimo della morte
P. Francesco Santoli
Redentorista
17 giugno 1901 – 12 novembre 1991
Il P. Francesco Santoli, nato in Torella dei Lombardi il17 giugno 1901, volato al cielo in Materdomini il 12 novembre 1991, durante il rito che ha preceduto la deposizione delle spoglie nella tomba di famiglia, in ossequio al suo desiderio, è stato ricordato dal sac. don Pasquale Di Fronzo che con calde parole ha fatto “memoria” della sua vita vissuta nella missione affidatagli da Gesù Redentore.
Queste pagine vogliono proporre il suo cammino umano e sacerdotale arricchito dai ricordi dei suoi confratelli redentoristi, a quanti furono legati al caro Padre da vincoli di famiglia, di missione, di amicizia, di gratitudine.
Gli anni della formazione
Terminata la scuola elementare in Torella, sentendosi inclinato alla vita consacrata, il P. Francesco entrò nell’educandato dei redentoristi in Ciorani, compiendo gli studi ginnasiali dal 1914 al 1919. Trascorse l’anno di noviziato per lo studio del carisma redentorista a Pagani presso la Tomba del santo Fondatore Alfonso de Liguori, consacrandosi a Gesù Redentore per la salvezza dei fratelli. La vocazione redentorista gli fu proposta dallo zio Don Fancesco Santoli, parroco di Rocca San Felice. Dovette però superare l’opposizione di suo padre, il quale fu vinto dalle parole coraggiose e forti del figlio.
Dal giorno della professione religiosa – 30 settembre 1920 – a quello dell’ordinazione sacerdotale – 30 ottobre 1927 visse sette anni intensi dì studio nella casa dello studentato nazionale dei redentoristi in Cortona (Arezzo).
Collaboratore solerte e fedele
Preziosa è stata la collaborazione attiva a fianco dei suoi superiori religiosi e di persone impegnate nella realizzazione di opere importanti. Per oltre quindici anni (1927-1942) svolse l’incarico di segretario dei superiori provinciali che dalla sede di Pagani dirigevano la vita religiosa e l’apostolato missionario dei redentorista dell’ Italia meridionale. Fu anche direttore responsabile dell’archivio storico e della cronaca della stessa provincia religiosa.
Furono gli anni nei quali i superiori provinciali affrontarono il problema della ristrutturazione della casa e della Basilica di Pagani in vista del primo centenario della canonizzazione di S. Alfonso.
In quell’occasione il P. Francesco fu incaricato di raccogliere i fondi necessari; Il grande amore a sant’Alfonso e all’istituto missionario fondato dal Santo si irradiavano nei discorsi amichevoli che il P. Francesco teneva con i due eccellenti artefici di quei lavori. Così il prof. Gino Chierici, soprintendente alle antichità e ai monumenti della Campania, volle dare un tono di festa alla Basilica, con appropriati marmi policromi di Carrara, scelti e controllati personalmente da lui, che a Pagani aveva avuto modo di arricchire il suo genio professionale con una profonda ammirazione verso S. Alfonso.
Così il Prof. Paolo Vetri, genero del pittore Domenico Morelli, celebre per la plasticità cromatica dei suoi dipinti,negli affreschi della cupola della Basilica per la grande simpatia verso il P. Francesco lo scelse come modello nel dipingere il venerabile P. Cesare Sportelli, che fu uno dei grandi redentoristi delle origini dell’Istituto.
A Pagani il suo zelo apostolico alfonsiano trova tempo e modo di animare la vita cristiana in 200 operai e contadini, iscritti alla Congrega istituita nella primitiva chiesetta costruita da S. Alfonso, accanto all’attuale convento. Con il periodico mensile “S. Alfonso” diffuse anche lontano la dottrina spirituale e il culto del Santo Fondatore dei Redentoristi.
È giusto ricordare anche la stima che ebbe per P. Francesco il fondatore della congregazione delle suore gerardine mons. Mosè Mascolo. Lo volle suo collaboratore per la formazione spirituale delle prime suore nel carisma dell’istituto per il servizio caritativo agli anziani.
Nelle missioni popolari
In tutti questi anni l’apostolato preferito, in armonia al carisma originario del suo istituto, è stata la missione al popolo più abbandonato. Ha partecipato a varie missioni popolari ponendo tutte le sue energie giovanili a servizio delle anime come predicatore e confessore. Numerosi sono stati i paesi della Campania, della Puglia, della Basilicata e della Calabria evangelizzati da lui. Molti i sacrifici affrontati generosamente per il vitto e per l’alloggio, frequenti nelle condizioni disagiate di quei tempi.
Nella tragedia del Paese
A un certo momento fu costretto a dividere la sua giornata tra i pacifici impegni della casa religiosa e quelli di cappellano affidatigli dall’Ordinario militare, mons. Bartolomasi,quale cappellano della Milizia nell’ambito della provincia di Salerno. Fedele alla sua missione sacerdotale, fu stimato perle sue doti umane che seppe mettere a servizio della carità cristiana per ottenere la liberazione dalla condanna a morte di poveri indifesi in quei momenti tristi della storia del nostro Paese.
Durante l’ultima guerra accolse i confratelli della comunità di Napoli, nel periodo dei bombardamenti, condividendo con essi i disagi della scarsità di cibo e di sonno, nella casa nativa di S. Alfonso a Marianella, alla periferia di Napoli.
Nei santuari: Materdomini (AV)
Nel 1945, terminata la guerra, fu incaricato dal Superiore Generale di dirigere in qualità di Rettore la comunità religiosa e le attività del santuario di S” Gerardo Maiella. Ricordava spesso che con mezzi di fortuna era riuscito a raggiungere la sede dopo tre giorni di viaggio attraverso strade che presentavano spesso ai margini tombe provvisorie di morti per la guerra.
Mise a nuovo la tipografia, acquistando macchine più moderne ed anche una piegatrice elettrica. Nella ripresa della pubblicazione del periodico “San Gerardo” fece un primo piccolo passo, come era possibile allora, verso la forma e il contenuto che adesso fanno onore alla Rivista.
Ma particolarmente il suo rettorato del santuario è legato alle missioni predicate in quasi tutti i paesi delle diocesi unite di Conza, Bisaccia e S. Angelo dei Lombardi durante l’anno1947.
E quando nel 1948 in varie diocesi si faceva la “Peregrinatio Mariae”, il P. Santoli, d’accordo con i vescovi, fece partire dal santuario l’Urna con le reliquie di san Gerardo verso i paesi dell’ Alta Irpinia. Le anime ritrovarono la fiducia in Dio e le coscienze sollevandosi dalle rovine morali della guerra s’impegnarono nella ripresa della vita cristiana.
Pompei (NA)
Il primo luglio 1950, dal santuario di san Gerardo passa a quello della Madonna del Rosario in Pompei, con l’incarico di Sacrista, affidatogli dal delegato Pontificio Sua Ecc. mons. Ronca. Organizzò i vari servizi della celebrazione dei sacramentie della liturgia in onore della Madonna in modo da rendere tutto maggiormente rispondente alle varie categorie di pellegrini provenienti da ogni parte d’Italia.
Teano (CE)
Anche nel piccolo Santuario di Teano (1966-1970) il suo zelo ebbe modo di esprimersi a 65 anni di età con iniziative proprie di uno più giovane. Diede vita all’associazione giovanile delle Reparatine.· Si dedicò allo studio critico della storia del culto di S. Reparata, consultando archivi in varie città del Nord.
Trovò anche il tempo di percorrere la diocesi con le missioni popolari in preparazione della visita pastorale del vescovo mons. Sperandeo che lo ebbe in grande stima.
La Casa Famiglia “San Gerardo”
Nel maggio 1970 i due fratelli, Padri Francesco e Nicola Santoli, con l’autorizzazione del superiore provinciale P. Salvatore Meschino si recano nella casa paterna toccata loro in eredità per renderla idonea a residenza missionaria. Frattanto difficoltà interne della Congregazione Redentorista impediscono la realizzazione della residenza missionaria, secondo il desiderio dei fratelli Santoli.
Intervenuta anche la dolorosa inaspettata scomparsa del P. Nicola, il P. Francesco pensa ad un’ opera caritativa tanto necessaria in diocesi.
Nasce la”Casa Famiglia S. Gerardo” con un programma progressivo di accoglienza di bambine interne, di istruzione delle stesse e di un centro diurno per gli anziani. Il 25 settembre 1972 ottiene dalla Congregazione delle gerardine una comunità di suore che dà inizio all’accoglienza delle bambine. Dopo due anni di esperienza positiva con la realizzazione completa del programma, il P. Francesco per assicurare la perpetuità dell’Opera,con testamento del 2 maggio 1974, rende erede universalela Congregazione delle Suore Gerardine o, in caso di difficoltà, il vescovo diocesano.
L’opera fu di grande gradimento agli Arcivescovi mons. Mojaiski e mons. Miglietta, i quali spesso vi si recavano in visita con attestazioni di stima personale per il P. Francesco.
Intanto la Congregazione delle suore gerardine nel 1980veniva dichiarata istituto religioso di diritto pontificio e, come tale, nel 1985 acquistava personalità giuridica con decreto del Presidente della Repubblica. Superate così le difficoltà temute ne11974, il 24 aprile 1986 il P. Francesco con atto del notaio Tommaso Olivieri fece donazione di tutti i suoi beni immobili esclusivamente “alla congregazione delle suore gerardine per apprestare assistenza agli anziani”.
L’ accettazione della donazione fu autorizzata con decreto del Presidente della Repubblica Cossiga n. 820 in data 31 ottobre1988, registrato alla Corte dei Conti in data 7 dicembre 1988. Ricevutane notizia il caro Padre pronunziò nel suo cuore il “Nunc dimittis”: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace”.
Durante la sua permanenza a Torella ha potuto usufruire di maggior tempo libero per realizzare alcune interessanti pubblicazioni, per le quali aveva fatto ricerche per moltissimi anni.
- La principale è una biografia critica di S. Gerardo Maiella di 400 pagine pubblicata nel 1980.
- Le altre meno voluminose, ma altrettanto interessanti, sono:
- S. Reparata nel suo Santuario teanese, 1970.
- Due fratelli SS. Giovanni e Paolo, 1974.
- Un pullman non giunto a Roma (anno santo), 1975.
- S. Eustachio martire, protettore principale di Torella dei Lombardi, 1977.’
- Ricordo di fraterni amici, 1980.
- Vari articoli di storia locale e di ascetica sono stati pubblicati su “Civiltà Altirpina” e “Voce Altirpina”.
Ritorno a Materdomini
I confratelli redentoristi di Materdomini spesso lo avevano invitato a sottrarsi ai disagi conseguenti al terremoto” ma egli, tranne qualche breve soggiorno, voleva restare sul posto del dolore dei suoi compaesani, ai quali ogni giorno durante la celebrazione dell’Eucaristia donava la sua parola di fede e di speranza.
Il 30 ottobre 1987 accettò l’invito di celebrare in santuario il 60° dell’ordinazione sacerdotale. L’arcivescovo mons. Nuzzi gli fu accanto fraternamente insieme ai superiori e confratelli redentoristi e diocesani.
Dopo quella data si trattiene a Materdomini saltuariamente per più giorni, ma soltanto dall’ultima decade di novembre1988 vi resta definitivamente, e con il l” agosto 1990canonicamente viene assegnato alla comunità di Materdomini.
Finché le condizioni di salute glielo hanno permesso si è recato in Santuario per la celebrazione eucaristica e per il ministero delle confessioni. Nell’ultimo anno nel prefabbricato n. 1 dove risiedeva, ha continuato fino a qualche giorno prima della morte a celebrare, a partecipare alla Messa di confratelli, ad accogliere persone che chiedevano la confessione sacramentale o un colloquio per consigli o per conforto.
Il nostro arcivescovo mons. Mario Milano e molti sacerdoti diocesani nei giorni del ritiro mensile e in altre circostanze sono stati sempre felici di incontrarlo.
Il 30 settembre del 1990 ritornò in santuario per una solenne concelebrazione insieme all’arcivescovo, ai superiori e confratelli redentoristi, durante la quale ha rinnovato i voti religiosi emessi 70 anni prima.
Gli ultimi giorni
Grazie alla premurosa assistenza dei fratelli medici curanti, Salvatore e Vito Russomanno, aveva sempre superato molto bene i frequenti attacchi di bronchite. Tutto faceva seerare bene, quando i primi freddi intensi di novembre scorso consigliarono le giuste prevenzioni di cautela.
Essendo molto raffreddato, da, alcuni giorni non usciva più dal suo prefabbricato. Soltanto il giorno 11 non si è sentito in forze per celebrare e partecipare alla messa di qualche confratello.
Quando nella tarda mattinata del giorno 12 fu avvertita laComunità che il P. Francesco era rimasto a letto febbricitante, il P. Superiore e gli altri confratelli accorsi nella sua cameretta notarono la solita difficoltà respiratoria. Mentre si attendeva la venuta del medico, l’infermo insisteva con i presenti che lo lasciassero solo per non infettarsi anch’ essi. Non voleva né cibo né bevanda alcuna.
Finalmente accettò il consiglio di prendere una bevanda calda di camomilla con miele e succo di limone. La bevve tutta da se stesso e con soddisfazione. Dopo un poco si calmò e si assopì. Verso le ore 14,00 il dottore Vito Russomanno lo visitò costatando la gravità della crisi che si rinnovò proprio in quei momenti. Si procurarono subito i farmaci consigliati,ma non si riuscì più a iniettare la flebo.
Il P. Superiore amministrò all’infermo il sacramento dell’Unzione, mentre la situazione precipitava. Alle ore 16,15 il caro Padre Francesco emise l’ultimo respiro, assistito dal P. Superiore e da molti padri della comunità.
La camera ardente venne allestita nell’ oratorio di comunità. Parenti, confratelli ed amici si avvicendarono in preghiera fino a notte inoltrata.
Alle ore 11,00 del giorno 13 fu celebrato solennemente il rito funebre nel Santuario S. Gerardo Maiella. Parteciparono alla solenne concelebrazione, presieduta da P. Provinciale Antonio Di Masi, gran numero di sacerdoti redentoristi e diocesani.
L’Arcivescovo di S. Angelo deiLombardi, trattenuto lontano nel giorno della morte e dei funerali di P. Francesco, per riunioni di riflessione e preghiera con altri vescovi, telefonò alla comunità del Santuario assicurando la sua presenza spirituale e indirizzò il seguente telegramma al P. Superiore Antonio Napoletano: “Partecipo con profonda commozione compianto Padre Francesco Santoli esemplare figura religiosa redentorista cui memoria rimarrà in edificazione perenne cuore et anima intera arcidiocesi. Mario Milano Arcivescovo”.
Alle ore 12,30 :dello stesso giorno la salma fu trasportata a Torella dei Lombardi e tumulata nella cappella di famiglia dopo una celebrazione eucaristica in suo suffragio con la partecipazione di tutto il paese.
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I Confratelli Redentoristi, l’Arcivescovo, il Parroco di Torella e tutto il Clero dell’arcidiocesi, ancora uniti nella preghiera, insieme ai nipoti e parenti del caro Padre Francesco, ringraziano tutti coloro che hanno partecipato alla S. Messa esequiale sia nel Santuario di san Gerardo che nella Chiesa Parrocchiale di Torella dei Lombardi.
In questo trigesimo del ritorno alla Casa del Padre, il ricordo di P. Francesco, sacerdote, missionario, confessore, benefattore dell’ infanzia e degli anziani, rimane perenne nel cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuto.
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