( ◊ in Francia) – Fratello Gustave Charles Sagnier (1849-1926) – (+ in Francia)
Fratello Gustave Charles Sagnier. Angers, 1926.
Fratello Gustave nacque ad Amblemy, diocesi di Soissons, il 7 aprile 1849. Come fu la sua infanzia? La ignoriamo completamente. Il suo libretto militare annota che fu arruolato il 19 ottobre 1870 nell’armata come volontario per la durata della guerra.
Esercitò il mestiere di distillatore, entrò nella Ferrovia del Nord, divenne agente di cambio in una banca, ma Dio lo voleva nella vita religiosa. Dopo la sua professione il caro Fratello fu al servizio di varie comunità e trascorse gli ultimi quattordici anni di vita nella casa di Angers, fondata di recente.
Le virtù principali del caro fratello Gustave furono l’osservanza regolare e la pietà, la carità fraterna e l’amore al lavoro.
Non è poca cosa per un fratello, rivestito dell’abito laico e lasciato solo a casa per la maggior parte del tempo mentre i missionari sono ai lavori apostolici, di perseverare, malgrado tutto, nella esattezza fedele a tutti i punti della vita regolare.
Questa esattezza fu impeccabile in Fr. Gustave e su questo punto i Superiori potevano riposare sonni tranquilli.
Ogni mattina si recava nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe ad Angers per partecipare alla santa messa. Al ritorno, il primo pensiero era recitare il rosario, poi si dedicava alle sue occupazioni. Queste, si sa bene, non gli lasciavano il tempo di restare ozioso durante la giornata. Cuoco, sarto, calzolaio secondo le circostanze, fac-totum come deve essere un fratello al servizio di un piccolo gruppo di missionari, aveva la cura di tutto e non trascurava niente per la casa.
Si distingueva per previsione e lungimiranza, la sua carità era di buona qualità, generosissima anche. Era sufficiente ad un padre esprimere un desiderio perché Fr. Gustave si ponesse subito a disposizione. Vedeva nei suoi confratelli la stessa Congregazione e per questa Madre cara non vi era nulla che non avrebbe voluto fare. Lo si notava bene, per esempio, nei giorni di festa dei confratelli, specialmente del suo Superiore per il quale aveva sempre un piccolo complimento in cui metteva tutto il suo cuore. Infatti aveva avuto la delicatezza di annotare in iscritto i differenti anniversari per non dimenticarne alcuno.
Piccole cose, se si vuole, virtù che non escono dall’ordinario, soprattutto quando l’ordinario è quello di una comunità fervente. Ma quanti meriti si nascondono sotto queste modeste apparenze, e quanto grande è la virtù che presuppone lunghi anni trascorsi nell’oblio del mondo e nel raccoglimento in Dio.
Il caro fratello morì di morte istantanea. A dire il vero questa morte improvvisa non fu imprevista, perché da lungo tempo il buon fratello si andava indebolendo a vista d’occhio. Ma egli, tranquillo nella malattia e nella sofferenza come era stato nella salute, dava piuttosto l’impressione di qualcuno che si incammina lentamente verso l’eternità, alla quale si preparava da lungo tempo. – «Justus si morte praeoccupatus fuerit in refrigerio erit». Sap. 4-7.
Professione: 18 aprile 1897.