348. S. Alfonso. Vincere la mediocrità.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
348. S. Alfonso. Vincere la mediocrità.
♦ Padri e Fratelli miei, tre cose deve fare un soggetto.
Primo lasciare i peccati. O che sconcerto sarebbe se un Congregato si vedesse commettere peccati veniali a posta.
Secondo lasciare le cose indifferenti: comodità; beni di questa terra, spassi, gusti, ed altro.
Terzo lasciare le imperfezioni e trattare di camminar sempre avanti nella via della perfezione.
Signori miei, stando in Congregazione siamo in obbligo di aspirare alla santità e per questo il Signore ci ha dato tanti mezzi, che non l’ha né il Re, né il Papa. Non dobbiamo dire mai basta, mai fermarci, né contentarci di una mediocrità; ma dobbiamo sempre avanzarci ogni giorno più dell’altro, se vogliamo arrivarci.
♦ Fratelli miei, per farci santi dobbiamo patire patimenti interni ed esterni; sarebbe una pazzia volere farsi santo senza patire, tutti i santi hanno camminato per la via del patire e della croce, e così sono arrivati a farsi santi.
♥ Padri e fratelli miei, Dio ci ha fatto una gran grazia, col portarci alla Congregazione e questo è un motivo che ci deve continuamente spingere a camminare avanti. Anzi vi dico, quando state freddi e svogliati, specialmente nell’orazione, pensate al gran beneficio che vi ha fatto Dio col ritirarvi da mezzo al mondo, e con mantenervi nella casa sua. Questo pensiero certamente deve costringere ognuno ad uscire dallo stato difettoso.
♦ La vita nostra deve essere lontana dalle cose secolaresche, e nel trattare e scherzare tra di noi, ed anche nello scrivere, non dobbiamo servirci dei modi di quei del mondo.
Nel trattare con secolari, sempre dobbiamo insinuare massime di spirito.
(S. Alfonso, Sentimenti di Monsignore, 25-30)
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