S. Alfonso. Vigilanza sempre alta. 1769

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168. S. Alfonso. Vigilanza sempre alta.1769.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

168. S. Alfonso. Vigilanza sempre alta.1769.

♦ 1769 – Sparsa la voce, specialmente in Napoli, del gran travaglio sofferto da Monsignore e lo stato in cui si vedeva, più non vi volle per compiangersi, specialmente dalle persone cordate, la Diocesi di S. Agata.
Credeva ognuno, e correva voce, non senza ragione, che Alfonso in questo stato, abbandonato a se stesso, non curasse o che almeno non potesse vigilare come per l’innanzi gli interessi dei suoi diocesani; ma non era così.

Avendo la mente libera, egli sentiva ognuno, rifletteva a tutto, ed anche nel colmo dei travagli, dava le opportune disposizioni. Informato di tal diceria dal Sacerdote D. Salvatore Tramontana, Alfonso così riscrisse il cinque ottobre 1769:

  • “Circa le cose della Diocesi, D. Salvatore mio, Io non so più che fare di quello che faccio; non dormo, né tralascio, né pospongo nessuna cosa.
  • Quello che si ha da fare di castighi o di ammonizioni, procuro farlo quanto più presto si può. Del resto è impossibile che si possa chiudere la bocca a malcontenti. Ora tengo nove preti esiliati.
  • Fuori delle cose della Curia, per le quali dipendo da due Vicari; uno qui in Arienzo e l’altro a S. Agata, tutte le cose del Governo passano per mano mia. Con tutto ciò altre spine si estirpano, ed altre continuano a rinascere.
  • Prego raccomandarmi a Gesù Cristo, acciocché mi dia luce e forza per fare la sua Santissima Volontà”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 44)  Leggi tutto nell’originale.

Alfonso nella sua malattia diceva: “Io dipendo da due Vicari [di S. Agata e di Arienzo]; ma tutte le cose di governo passano per la mia mano. Con tutto ciò, se le spine si estirpano, altre continueranno a rinascere”.