S. Alfonso. Vescovo storpio pur visitava gli infermi

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275. S. Alfonso. Vescovo storpio pur visitava gli infermi.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

275. S. Alfonso. Vescovo storpio pur visitava gli infermi.

♦ Il P. Mancusi (già redentorista) nella sua testimonianza informa:

«Un giorno dissi a Monsignore: “V. S. Illustrissima è nella necessità di esser visitato [ e di fatti è visitato ogni giorno da due Medici] e vuole con sì grave incomodo visitare gli Infermi?” –  La risposta fu questa: “Che gran carità sarebbe la mia, se non mi sforzassi in sentir qualche pena per vantaggio del prossimo. L’obbligazione del Vescovo oh quanto è più stretta di ogni Cristiano e dello stesso Ecclesiastico. Il Pastore, se vuole ben custodire il suo gregge, non deve dimenticare le infermicce, anzi ne deve avere una cura più grande, perché in quello stato il bisogno che hanno, è maggiore”».

«Queste visite non erano sterili, né finivano con la compassione. La veduta di un Pastore cadente e così appassionato era più che predica per tutti. Egli le rendeva utili con ferventi discorsi: animava gli ammalati alla pazienza e nel prendere la malattia dalle mani di Dio, in isconto dei propri peccati. Li disponeva a ricevere i Sagramenti, li invogliava verso Maria Santissima, dando loro qualche immagine. Si faceva carico della povertà e lasciava ancora qualche sussidio caritativo. Nel poco tempo, che io stetti in Arienzo, tre volte girai con lui il paese, facendo queste visite».

♦ Si vedevasi soprattutto sollecito, attestò il Vicario Rubino, quando sentiva che qualche infermo era imbrogliato di coscienza, o che taluno avesse avuto qualche sinistro accidente. Anche se si trovava a tavola, era capace spezzare il boccone e portarsi di persona per coadiuvarlo e disporlo ad una buona confessione.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 67)  Leggi tutto nell’originale.

“Il Pastore, se vuole ben custodire il suo gregge, non deve dimenticare le pecore infermicce; anzi ne deve avere una cura più grande, perché in quello stato il bisogno che hanno è maggiore”.