S.Alfonso Vescovo ricordato dal Superiore Generale Brehl

250° Anniversario
dell’Ordinazione Episcopale di Sant’Alfonso
 

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In occasione del 250° anniversario dell’Ordinazione Episcolale di S. Alfonso M. de Liguori
il Rev.mo Padre Generale
P. Michael Brehl
ha indirizzato a tutti i Redentoristi del mondo
una lettera circolare
per ricordare la lieta ricorrenza
e offrire spunti spirituali
per una degna celebrazione dell’evento.
La lettera è troppo bella per restare soltanto
all’interno del mondo redentorista.
Perciò questo sito,
dedicato al nostro caro Santo,
la offre a tutti i devoti e ammiratori
del grande Vescovo Pastore e Dottore della Chiesa.

 

Cari Confratelli,
“Simone di Giovanni mi vuoi bene? … pasci le mie pecorelle.” (Gv 21:17) 

I. 250° Anniversario dellOrdinazione Episcopale di Sant’Alfonso  

1. Il 20 giugno del 1762, nella Chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma, Alfonso de Liguori è stato ordinato Vescovo. Quest’anno celebriamo il 250esimo di tale evento e questa occasione ci richiama a riflettere sul servizio missionario di Sant’Alfonso come Redentorista e come Vescovo, ricordandoci che “la Congregazionepartecipa alla missione della Chiesa, la quale … è per sua natura tutta missionaria” (Cost.1). 

2. Perché tale occasione è così importante da celebrare? Molti Redentoristi sono Vescovi e, nella storia della Congregazione, 154 Missionari Redentoristi sono stati chiamati all’Episcopato; 51 di essi sono ancora in vita e la maggior parte di questi sono Missionari Redentoristi che si trovano di fronte a situazioni pastorali che costituiscono una sfida. In molti sono stati scelti per prestare servizio come Vescovi in diverse Chiese Orientali. In comunione conla Chiesauniversale,la Congregazioneviene chiamata a „respirare con entrambi i polmoni‟ come segno di unità nella diversità. Dodici dei nostri Confratelli attualmente prestano servizio come Vescovi nella Chiesa Ucraina (9), Slovacca (2) e Caldea (1). 

3.La Congregazioneè orgogliosa di questi Confratelli chiamati all’Episcopato. Sono tutti uniti a noi con la stessa vocazione e lo stesso spirito missionario che avevano animato S. Alfonso nella vita e nel servizio. Questo speciale anniversario è anche un’opportunità ed un invito, per ciascun Confratello, ad approfondire il proprio impegno come Missionario Redentorista e a dare la propria vita perla Abbondante Redenzionecome faceva in maniera completa S. Alfonso. 

II. Che tipo di Vescovo era SantAlfonso?  

4. S. Alfonso è stato un candidato „riluttante‟ all’Episcopato. In diverse occasioni aveva evitato tale nomina. Quando il Papa lo aveva nominato Vescovo di Sant’Agata dei Goti, Sant’Alfonso nulla di più avrebbe potuto fare né dire per persuadere Clemente XIII a cambiare la sua intenzione. Alla fine Alfonso aveva accettato questa nuova Missione come volontà di Dio e si era dato completamente al ministero a cui era stato chiamato.
Il brano del Vangelo scelto per la festa di S. Alfonso è molto appropriato: “Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il Vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.” (Mt. 9,35-36). Alfonso aveva seguito Gesù il Buon Pastore in questo cardine dello spirito del Vangelo. 

5. Prestare servizio come Vescovo Redentorista nello spirito di S. Alfonso è una vocazione missionaria. Per la salvezza della Chiesa, sia locale che universale, il Missionario Redentorista, chiamato a tale ministero, continua a dare sé stesso per l’Abbondane Redenzione, „rispondendo alle pressanti necessità dei più abbandonati, specialmente dei poveri‟ (Cf. Cost. 1). 

6. Nella sua biografia, P. Rey-Mermet cita un passo di una lettera scritta dal suo confessore circa un mese dopola Consacrazione Episcopaledi Alfonso: 

“Ognuno ammira la sua instancabile energia, la sua grande pazienza … ed il suo grande cuore nel dare ascolto persino alla persona più insignificante. E’ sempre pronto a scendere in Chiesa per le confessioni o al parlatorio per l’ascolto di esse. Andrà ovunque dove sarà d’aiuto la sua presenza. E’ un predicatore instancabile…” (p.539). 

7. Durante i 13 anni di apostolato come Vescovo, Alfonso aveva continuato a vivere in un modo che colpiva i suoi figli all’interno della Congregazione. Era rimasto vicino alla sua gente, ricevendo tutti coloro che desideravano vederlo – e visitava le persone nelle parrocchie, città e villaggi della Diocesi, insegnando nelle chiese e predicando il Vangelo ovunque andasse. 

8. Predicava con semplicità il Vangelo ed in modo pratico, così da poter essere compreso dalla gente comune, ed aveva incoraggiato l’uso di tale stile all’interno della Diocesi. Nella sua prima circolare ai sacerdoti ed ai religiosi, aveva scritto: “Ricordo inoltre agli arcipreti ed ai preti addetti alle parrocchie, l’obbligo di predicare ogni domenica e nel giorno festivo in modo semplice e popolare, tenendo presente la capacità di comprensione dei propri ascoltatori … La gente di campagna capirà poco o niente dai grandi sermoni e se non comprenderà nulla rimarrà danneggiata dalle parole che scorrono rapidamente.” 

9. E’ anche importante ricordare che, come Vescovo, S. Alfonso si era assunto molto seriamente la responsabilità di insegnante. Durante gli anni in cui era stato Vescovo di S. Agata aveva continuato a leggere e studiare. Aveva rieditato e pubblicato delle nuove edizioni della sua Theologia Moralis. In quel periodo, aveva anche scritto Pratica dell’Amore di Gesù Cristo, assieme ad altre opere sulla Liturgia, sulla Riconciliazione e sulla Confessione, sulla Dottrina e sulla Preghiera. 

III. Compassione e Giustizia: segni del suo Ministero Pastorale come Vescovo  
“Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.” (Gv 10,11). 

10. Come Vescovo, S. Alfonso si impegnava in modo particolare con le necessità materiali dei più abbandonati e dei poveri, e si preoccupava per la giustizia sociale. Tale impegno era diventato molto più evidente proprio durante la grande carestia degli anni 1763-64.
Era instancabile nel suo lavoro per rispondere alla crescente crisi. Si era venduto ogni cosa che possedeva per raccogliere fondi per nutrire il suo popolo affamato, persino il suo carro con i cavalli. Aveva punito i superiori delle case religiose che erano riluttanti a condividere, in modo generoso, per „mantenere‟ i religiosi e le religiose che dipendevano da essi, ed avrebbero dato ai poveri solo ciò che „era avanzato‟. Aveva ricordato loro il significato di „mantenere‟, dicendo che significava che il superiore doveva provvedere solamente a quanto necessario per permettere ai membri della sua comunità di vivere. Ogni altra cosa doveva essere data a coloro che erano in necessità. Aveva anche ricordato alle autorità civili che non si trattava puramente di una questione di carità, ma di giustizia. Senza cibo, i poveri si sarebbero ribellati – e chi li avrebbe potuti accusare? 

11. S. Alfonso aveva preso alla lettera le parole dette da Gesù a Pietro dopo la Resurrezione: “Mi vuoi bene? … Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,9-19), e aveva commentato da sé questo passaggio, legando strettamente l’Amore di Dio ed il servizio al prossimo come elementi essenziali per il discernimento di una vocazione missionaria. Viveva ciò che scriveva. Condivideva ogni cosa che aveva per nutrire le pecore sotto la sua cura – fisicamente e spiritualmente. 

12. Inaltre occasioni, durante l’Episcopato, S. Alfonso parlava con insistenza della necessità di denunciare le ingiustizie, per esempio il tipo di contratti che tenevano i contadini in stato di servitù perpetua verso i loro datori di lavoro. L’esempio della sua vita di Vescovo ha reso testimonianza della veridicità delle sue parole come predicatore ed autore. 

13. Il mistero della Redenzione può essere compreso sia come kenosis che come compassione (Com. 2, 2006#14). Concentrato sulla persona del Redentore e mosso da compassione per gli abbandonati ed i poveri, Alfonso aveva dato tutto sé stesso per l’Abbondante Redenzione. Aveva dato la sua vita per le sue pecore. Afflitto dalla malattia e logorato dal suo apostolato, aveva pensato di dare le dimissioni. Sentendo ciò, il Papa avrebbe commentato, dal suo letto di morte, che il ministero episcopale e la presenza di Alfonso aveva avuto maggior efficacia, per il bene del popolo, rispetto ai molti vescovi alle corti dei Re. 

IV. L’esempio di S. Alfonso e dei Missionari Redentoristi chiamati allEpiscopato  

14. S. Alfonso era rimasto vero nella sua vocazione come Missionario Redentorista durante il suo servizio come Vescovo. Per lui, l’aspetto più difficoltoso della vita da Vescovo era stata la separazione dalla sua amata comunità. Tannoia parla del pianto di Alfonso dopo 30 anni di vita nella carità fraterna della comunità, che in quel momento era stata bandita per vivere da Vescovo! Sono sicuro che molti dei nostri Confratelli, che sono stati chiamati all’Episcopato, capiscano questo pianto venuto dal cuore di S. Alfonso. 

15. I Missionari Redentoristi, chiamati a servire il popolo di Dio come Vescovi, rimangono uniti conla Congregazionedai vincoli della carità fraterna che dura per tutta la vita. Rimane anche un legame speciale e fraterno con l’Unità a cui essi appartengono e con i Confratelli e le case in cui hanno vissuto la loro vocazione missionaria. Essi continuano a condividere i frutti pastorali e spirituali della Congregazione.
E’ nostra speranza, che un giorno, molti di loro ritornino in comunità come aveva fatto S. Alfonso, per continuare a portare testimonianza ai nostri forti legami conla Chiesa Universalee per condividere la nostra missione in qualsiasi modo essi possono. (Cost. 55). Tutti i Redentoristi sono Missionari! 

16. In un certo senso, i Vescovi scelti tra di noi dalla Santa Sede, sono un segno visibile e tangibile che il nostro apostolato è diretto verso il bene della Chiesa Universale (Cost. 18). Essi sono un segno dell’apprezzamento della Chiesa per il nostro Carisma, così come della stima per gli individui scelti per questo servizio. 

V. Conclusione ed invito  

17. Mi rendo conto che c’è molto di più da dire. Per questo l’Istituto Storico ha pubblicato un’eccellente edizione speciale dello Spicilegium Historicum in onore di questo 250esimo Anniversario, con una maggiore quantità di informazioni ed ulteriori riflessioni. Io ho semplicemente cercato di mettere in rilievo alcuni aspetti di questa celebrazione. Questo eccellente volume può approfondire la nostra riflessione sia personale che come Congregazione. 

18. S. Alfonso è stato un Vescovo riluttante, non cercava l’Episcopato. Lo aveva sperimentato come una pesante croce che comunque viveva con coraggio, grazia e zelo apostolico, come Missionario Redentorista.La Congregazioneè giustamente orgogliosa del suo eccezionale servizio dal momento che celebriamo questo 250esimo anniversario che, nello stesso tempo, richiama ciascuno di noi a perseverare nella nostra vocazione missionaria e ad approfondire il nostro zelo apostolico. 

19. Per i Confratelli chiamati a prestare servizio come Vescovi: preghiamo affinché questo anniversario vi ricordi che siete veramente Missionari Redentoristi che seguono le orme di Sant’ Alfonso. Possa egli continuare ad ispirarci ed accompagnarci nel vostro ministero. 

20.Per tutti noi Missionari Redentoristi: possa questo anniversario chiamarci ad una maggiore disponibilità perla Missionea noi affidata. Come Sant’Alfonso, possiamo noi rimanere vicini alla gente, specialmente agli abbandonati ed ai poveri, con particolare impegno per l’evangelizzazione e la giustizia. 

21. Vorrei concludere queste riflessioni con alcuni pensieri dello stesso S. Alfonso. P. Rey-Mermet fa una citazione da una lettera circolare scritta dal Vescovo nel 1775:

 “Miei amati fratelli, sono sicuro che Gesù Cristo sta guardando in modo più amabile sulla nostra piccola Congregazione che è la pupilla dei suoi occhi. L’esperienza ha dimostrato che Egli continua a renderci degni di essere strumenti della sua gloria in molti paesi, moltiplicando le sue grazie. Non sarò in grado di vedere tutto ciò perché la mia morte non è lontana, ma confido fermamente nella continua crescita del nostro piccolo gregge, non nella ricchezza e negli onori, ma nella promozione della Gloria di Dio. Dalla nostra opera, Gesù Cristo sarà meglio conosciuto ed amato da altri uomini e da altre donne.” (p. 607)3 . 

22. Dal momento che predichiamo il Vangelo in modo sempre nuovo, possa la celebrazione di questo anniversario ispirare tutti i Missionari Redentoristi – Vescovi, Sacerdoti, Diaconi, Fratelli, Laici (uomini e donne) – a seguire più da vicino i passi di Gesù Redentore nello spirito di Sant’Alfonso. Amen. 

Roma, 10 giugno 2012
Solennità del Corpus Domini   

Il vostro Fratello nel Redentore,
Michael Brehl, C.Ss.R.

Il Rev.mo Padre Superiore Generale dei Redentoristi P. Michael Brehl, canadese.

Leggi il documento originale sul Bollettino ScalaNews