235. S. Alfonso. Verso Religiosi scandalosi.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
235. S. Alfonso. Verso Religiosi scandalosi.
- Pervenutogli all’orecchio di Alfonso che un Religioso teneva scandalosa pratica con una donna, volendo cercare prove, incaricò il suo Vicario a informarsi segretamente da persone probe. Comprovato il tutto, ne diede parte al Provinciale. Questi, se non difese il suddito, neanche lo destinò altrove, anzi non diede neppure risposta a Monsignore. Non se ne offese Alfonso; e replicando altra lettera, gli fece sentire che se non vedeva dato il conveniente riparo, egli era per fare dei passi che non gli sarebbero piaciuti. Questo tono smosse il Provinciale; ed in risposta il Frate fu destinato in altro Convento fuori Diocesi.
- Praticando un Religioso una casa di riguardo ed essendovi ammirazione nel Paese, Alfonso insistette col di lui Superiore che si fosse tolto da quel Convento. Cantò al sordo; e non convenendo muovere altri passi per allora, come pena tolse al Superiore la facoltà di confessare. Avendolo chiamato gli disse: “Come volete zelare nella mandria altrui se nella propria vedete i lupi e tacete?”. Ma non per questo si distrasse Monsignore: trovò il modo di vedere il Religioso sbalzato dalla Diocesi.
- Si lamentava Alfonso con un Provinciale della scandalosa condotta di un altro. E questi, anziché compiacere Alfonso, entrò in difesa del Suddito e taccia per discolo il Superiore locale. Monsignore gli rescrisse ironicamente: “Se è così, mi meraviglio che sapendolo tale l’avete fatto capo del Monastero”. Il vero era che era stato proprio il Superiore a ricorrere da Monsignore rappresentandogli lo scandalo. E Alfonso, conservando il segreto, non si diede pace fino a che il Suddito non fu fuori Diocesi.
- Un’altro Religioso teneva Alfonso in amarezza, sia per la propria scostumatezza che per lo scandalo degli altri. Corretto, e non emendato, egli ne diede parte al Provinciale. E questi fu così ossequioso verso Monsignore che non solo lo tolse di Diocesi, ma volendo troncare ogni commercio con la donna, lo destinò in un altro Convento, a tre giorni di distanza.
- Troppo inquieto si vedeva Alfonso per un altro Religioso. Lo scandalo era pubblico e non si vedeva principio di emenda. Scrisse al Provinciale: “Questo benedetto Convento, sin dal mio primo arrivo in questa Diocesi mi ha inquietato anima e corpo. Io non ho accettato il Vescovado per dannarmi e per veder gli altri perduti. Se V. P. non ci dà riparo, io, con vostro disgusto, ricorrerò al Re e dal Re mi sarà fatta quella giustizia, che da voi mi si nega.” Restò sbalordito per quel biglietto il Provinciale; e più di questo non vi volle per vedersi il Religioso sotto altro cielo.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 57). – Leggi tutto nell’originale.