S. Alfonso. Un vescovo tra croci e medici. 1768

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140. S. Alfonso. Un vescovo tra croci e medici. 1768.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

140. S. Alfonso. Un vescovo tra croci e medici. 1768.

♦ Avvicinandosi la festa di Maria Assunta, Alfonso non facendo conto del dolore, si trascinò sulla Cattedra e cominciò la novena nella Chiesa dell’Annunziata. Aggravandosi il dolore, e fermatosi amaramente sull’osso scio, non fu più nello stato di proseguirla. Ritrovandosi con lui il Sacerdote D. Nicolò Mannucci Missionario napoletano, la sera del dodici si fece supplire da quello.

♦ In seguito, il dolore avanzò in modo tale che non trovava alcun riparo, né di giorno, né di notte. Ciò nonostante, come se a patire fosse un altro e non lui, di continuo, a letto, affrontava con zelo i bisogni della Diocesi, dettava le sue opere, e con la famiglia non mancava alle solite devozioni.
Il 18 Agosto scrisse in Napoli al Sacerdote e suo confidente D. Salvatore Tramontana:

“Già sono sei giorni che non dico Messa,  sto col vessicante alla gambe e voglio starci tutta la vita, se così piace a Dio. Pregate il Signore, che mi dia perfetta uniformità… “. – “Io seguito a portar la mia Croce nella mia infermità: domani fanno quindici giorni di letto, e lunedì sono quindici giorni che non dico Messa, e non vedo miglioramento al mio male. Quasi ho perduto lo stomaco, ma sto contento, perché così vuole Dio”.

♦ In seguito, travagliandolo anche la febbre, ed infierendo i dolori, si dubitava di sua vita. Gli fu detto di mandare a chiamare da Napoli un qualche professore; egli rispose: “Che,  forse i Medici di Napoli fanno miracoli? E i Medici di qui studiano su altri libri? Io sto bene in mano a Dio ed a questi medici che mi assistono”.

♦ Essendo stato chiamato per espresso il P. Villani, e consigliato a questi voler chiamare altro professore da Napoli, rispose ancora che i Medici di Arienzo non erano da meno di quelli di Napoli.
Non l’intesero così i due valenti professori D. Salvatore di Mauro e D. Nicolò Ferrara. Chiamati il P. Villani ed il Vicario Rubino, dissero: “Noi non vogliamo esser responsabili della vita di Monsignore: Abbiamo bisogno di consiglio”.
Venne da Napoli il medico D. Francesco Dolce, Alfonso lo vide: zittì, ma gli si vedeva nel volto il rincrescimento che provava nel cuore..

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 42)  Leggi tutto nell’originale.

“Io seguito a portar la mia Croce nella mia infermità: domani fanno quindici giorni di letto, e lunedì sono quindici giorni che non dico Messa… ma sto contento, perché così vuole Dio. Io sto bene in mano a Dio ed a questi medici che mi assistono”.