72. S. Alfonso. Un monastero di preghiera e di misericordia.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
72. S. Alfonso. Un monastero di preghiera e di misericordia.
♦ Tra le opere che Alfonso stabilì in S. agata, l’unica, al sentire comune, furono le Monache del Redentore.
♦ Città così cospicua, non avendo per le figlie nobili un Monastero per educarle o per consacrarle a Dio, si vedeva costretta, con sommo incomodo delle famiglie e con doppio interesse, far capo in altri luoghi. Se ne compiangeva la mancanza, ma non vi fu mai chi se ne vedesse interessato.
Alfonso, facendosi carico del bisogno, l’intraprese, e lo portò a termine. L’opera più degna e gloriosa per Gesù Cristo, la più onorifica per Monsignore e la più utile per questa Città, è senza dubbio il Monastero delle Monache del Redentore. Questa fondazione il Signore l’aveva riserbata non ad altri che al nostro santo Prelato; e non altri ci voleva, per realizzarla, che il suo zelo, la sua costanza, e la sua somma sollecitudine.
♦ Arrivato in S. Agata Alfonso, fissò subito gli occhi sulla Chiesa in onore di Maria Santissima, detta di Costantinopoli sorta nel 1610 per iniziativa dei Signori Mazzy, nobili ed antichi Patrizi di S. Agata, volendo farla diventare un nido di colombe, un monastero.
♦ Ma appena rivelato il suo disegno, Alfonso si vide avvolto in un mare di contraddizioni. Chi lo voleva, e chi no. Tanti applaudivano, stimandolo vantaggioso per il pubblico. Vari ripugnavano, avendo di mira altri interessi. Taluni volevano Conservatorio e non Clausura. I più volevano la Clausura, ma non convenivano nel sistemarla.
♥ Disse allora Alfonso: “Spiegatevi, che avete in mente? Se pensate di formare un Monastero di serve di Dio, io volentieri mi ci adopero, ma se intendete un fondaco, ossia un chiuso di femmine, meglio è non parlarne”.
Essendosi rimessi a lui, si prefisse stabilirvi, perché di prima osservanza, le Monache del Redentore di Scala; ma c’era l’ostacolo della rendita, non essendo sufficiente.
♦ Armandosi di confidenza in Dio, tanto si adoperò presso il Papa, che ottenne in sussidio novantasette ducati annui dalle Cappelle Ecclesiastiche, e dal Sovrano annui venticinque ducati dalle Cappelle laicali: cosicché unì insieme duecentoventidue ducati. Similmente per dieci anni dalla Città, con l’Assenso della Camera, ebbe altri cinquanta ducati. Uniti con questi i quattrocentoventidue ducati che aveva la Chiesa, formò la rendita di settecentosessantaquattro ducati, rendita conveniente, oltre le doti, per lo stabilimento del Monastero.
♦ Tutto in S. Agata si attribuiva a miracolo. Alfonso quanto voleva, tanto ottenne.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 24). – Leggi tutto nell’originale.
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