307. S. Alfonso. Tributo alimentare al vescovo.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
307. S. Alfonso. Tributo alimentare al vescovo.
♦ Gli Arcipreti, i Parroci, i Capi dei Collegi, e i Superiori dei Monasteri, nel giorno di Santa Maria Assunta prestavano ubbidienza e dovevano portare al Vescovo, in signum subjectionis, un regalo di prosciutti, caciocavalli e polli; ed il Vescovo in quel giorno doveva ospitarli a tavola.
- I predecessori di Alfonso, avevano tolto il pranzo e tassato in danaro questa forzosa regalìa, poco curandosi, se a loro si prestava o no la dovuta ubbidienza.
- Alfonso, informato del fatto, volle l’ubbidienza e non il denaro, e perché era esorbitante il tassato, volle che ad arbitrio si fosse prestato da ognuno una discreta regalìa.
♦ In tutti i Venerdì di marzo erano soliti i Padri Domenicani di S. Maria a Vico mandare al Vescovo un regalo di pesci, e il quindici di Agosto quindici rotola [13,5 kg) di vitella.
Alfonso aveva negato a quel Priore la facoltà di ricevere le Confessioni, e questi gli negò la solite prestazione. Alfonso, fatte ricerche in Archivio, era per incamminarsi, ma non ne fece più parola, non trovando ragione per la Mensa.
♦ Gli abitanti di Bagnoli erano tenuti, per ogni famiglia, mandare ogni anno una gallina al Vescovo. Monsignore non conoscendo il come e il perché di una tale prestazione, la rilasciava, specialmente ai poveretti, dicendo: “Tanto è togliere una gallina ad una poveretta, quanto strapparle una costata”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 70). – Leggi tutto nell’originale.