348. S. Alfonso. Tra cilizi e catenelle.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
348. S. Alfonso. Tra cilizi e catenelle.
♦ Oltre a flagellarsi, il vescovo Alfonso aveva alla mano altri strumenti, come cardi, cilizi di crine armati di punte di ferro, crocette anche di punte per le spalle e le braccia; martoriava le cosce con catenette pungenti.
Quando era seduto si vedeva contorcersi per non trovar posizione sulla sedia, e nell’alzarsi stentava e pativa non poco.
♦Noi saremmo al buio delle particolarità di questi strumenti, se la curiosità di taluni non ce l’avesse rivelate. Il Canonico Michella testimonia: “Io che ho avuto l’onore di servirlo e trattarlo con filiale confidenza, furtivamente osservai tutto dentro un cassettino, che Monsignore teneva chiuso a chiave sotto il letto, e tutto mi fece orrore al solo vederlo”.
♦ E non è che queste penitenze giornaliere Alfonso le praticasse stando ritirato nel proprio palazzo. Ovunque si trovava, in Visita o per altri affari, non mancava martoriarsi e malmenarsi.
♥ Attesta D. Giuseppe Razzano che essendo Alfonso nella Visita in Durazzano, una sera gli disse: “Vediamoci dopo la predica”. Il Razzano fu così lesto che entrò nella stanza nel momento che si stava cambiando, e quantunque Monsignore fosse stato sollecito in ricoprirsi, pure osservò sulle nude carni un cilizio largo più di un palmo: con quello indosso aveva fatta la Predica.
Questo non era noto al Fratello Francescantonio, né al servitore Alessio, benché essi ci stessero attenti; e sentendo tal cosa dal Razzano, il Fratello Francescantonio, disse ammirato: “Voi avete scoperto quello che io non ancora avevo notato”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 72). – Leggi tutto nell’originale.