S. Alfonso sul Conclave del 1774
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Mentre preparava
la lettera richiestagli
dal
Cardinale Castelli
esprime qualche perplessità
sulla consistenza teologica
del Collegio Catdinalizio
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Nella vita di S. Alfonso è rimasta celebre la bilocazione avvenuta il 21 settembre 1774, quando, pur restando immobile in una poltrona nell’episcopio di Arienzo, assistette il Papa Clemente XIV nel momento della sua morte, che avvenne il 22.
Leggi nella biografia del Tannoia.
Dopo la morte di Clemente XIV si radunò il Conclave e S Alfonso fu richiesto dal Cardinale Castelli di scrivere una lettera al Conclave per invitare a riflessione il Collegio dei Cardinali.
Leggi la lettera pubblicata.
Nel frattempo, S. Alfonso scrive al Canonico Giuseppe Simioli, suo grande amico e professore di teologia al Seminario di Napoli: una vera autorità intellettuale e morale del suo tempo, che nell’accogliente Villa delle Ginestre di Torre del Greco (quella della poesia di Giacomo Leopardi) radunava le migliori intelligenze per conversazioni culturali.
Tra le altre cose il Santo dà anche un suo parere in merito al Collegio dei Cardinali, che egli avrebbe desiderato di maggior spessore teologico.
Nella lettera datata 20 ottobre pertanto egli esprime i suoi desideri circa il Conclave, e rivelando che sta scrivendo una lettera al Conclave per il bene della Chiesa, che fu pronta il successivo 24 ottobre.
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Al Canonico Giuseppe Simioli, in Napoli
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
ARIENZO, li 20 OTTOBRE 1774.
Illmo e Rmo Sig. Sig. P.ne colmo.
[….]
Sento poi che V. S. Illma. facilmente andrà in Roma, e così anche spero poi di vederla colla sottana di altro colore [vescovo o cardinale].
Non intendo di offendere la sua modestia ed umiltà, ma parlo per lo desiderio che avrei di ciò che ho scritto, per bene della Chiesa. Si tratta che al presente, in tutto il Collegio, non vi è neppure un Cardinale che sia teologo.
I Cardinali dotti son necessari alla Chiesa; perché hanno da assistere e consigliare il Capo della Chiesa. Torno a dire, non intendo di offendere la sua umiltà.
Del resto, se va a Roma, non si scordi di raccomandarmi a Gesù Cristo nella messa per una buona morte, che mi è vicina; e se va a Roma, certamente quando V. S. Illma vedrà un’altra volta Napoli, mi troverà fatto cenere.
Resto con tutta la stima, protestandomi
Di V. S. Illma e Rma Devmo ed obblmo servo vero
Alfonso Maria, vescovo di Sant’Agata.
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Da Lettere di S.Alfonso Maria de’ Liguori, Roma 1887
Lettera n. 772 del II volume, pp. 305-306
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