S. Alfonso. Strategie di sobrietà

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344. S. Alfonso.  Strategie di sobrietà.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

344. S. Alfonso.  Strategie di sobrietà.

♦ Il vescovo Alfonso, quando si trattava della mensa, non derogava da quanto aveva stabilito, anche con i suoi amici. – Un giorno era andato a visitarlo in Arienzo Monsignor Albertini, Vescovo di Caserta. Alfonso ordinò tre piatti fuori del solito alla mensa.
Il Fratello Laico, vedendo tanta miseria e sapendo la lautezza con cui erano stati trattati in Caserta, fece capo a uno dei Redentoristi per potersi preparare qualche altra cosa.
Il conflitto fu amaro tra il Padre e Monsignore che gli disse: “Non posso spendere per il pranzo il denaro che ho: è dei poveri. Io sono Padre ed Economo di questi, non dilapidatore; né so con quale faccia posso mangiare più pietanze apparecchiate col sangue dei poveri, sapendo che quelli non hanno pane”.
Ma tanto seppe dire il Padre che ottenne da Monsignore un piatto di dolce ed un’altra cosetta.

♦ Il fatto sta che Monsignore aveva contato minestra e lesso per due piatti; vedendone un altro in più, se non con la voce si risentì con l’occhio verso il Laico.
E la faccenda non finì qui. Le Monache invece di un piatto dolce, ne mandarono tre. Alfonso al vederli si vide perduto.
Permise che un solo si distribuisse, poi, volgendosi a Monsignore disse: “Quelle povere Monache del Redentore in S. Agata stanno in miseria, bisogna mandargli qualche cosa”.
Ed alla compagnia degli ospiti soggiunse: “Monsignore non ne vuole più, e si contenta far una carità a quelle poverette”. E nel punto stesso fece spedire il Cursore per S. Agata.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 71)  Leggi tutto nell’originale.

Il Vescovo Alfonso: “Non posso spendere per il pranzo il denaro che ho: è dei poveri. Io sono Padre ed Economo di questi, non dilapidatore; né so con quale faccia posso io mangiare più pietanze apparecchiate col sangue dei poveri, sapendo che quelli non hanno pane”.