S. Alfonso. Strappato alla morte dalle lacrime dei poveri

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78. S. Alfonso. Strappato alla morte dalle lacrime dei poveri. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

78. S. Alfonso. Strappato alla morte dalle lacrime dei poveri.

 

Troppo critico fu per Alfonso l’anno 1764-65.
O che siano stati gli strapazzi sofferti nella passata carestia, o che Iddio avesse così disposto, si vide Alfonso sorpreso da tal febbre ardente, che già si disperava di sua vita.

  • Fu munito del santo Viatico, e gli diede anche l’estrema Unzione. In questo stato era a tutti di tenerezza il vedere un Vescovo di S. Agata morire sulla paglia, con lenzuola di telaccia, e con coperta di rozza lana, quasi uno straccio da mendico.
  • Mentre lo assistevano il P. Maestro Caputo da un lato, e il Decano D. Evangelista Daddio dall’altro, Monsignore chiese loro, quasi agonizzando ma con voce moribonda: “Suggeritemi qualche preghiera”. Tentò suggerirgli qualcosa il P. Maestro, ma soprafatto dal pianto, non poté profferir parola. Il Decano, vedendolo moribondo, disse la preghiera di S. Martino: “Domine, si adhuc Populo tuo sum necessarius, non recuso laborem” [Signore, se ancora sono necessario al tuo popolo, non rifiuto il lavoro!], Alfonso, appena movendo le labbra, ripeté “Non recuso latore”.
  • Non ci fu Padre pianto così amaramente dai propri figli, come si piangeva dai Santagatesi la perdita di Monsignore. Troppo appassionato si era veduto per il suo popolo nell’anno antecedente. I poveri, specialmente, assordavano il Cielo, volendo restituito in salute il proprio Padre. Non vi fu luogo della Diocesi, ove non si facevano pubbliche preghiere, e non ci fu persona che non fosse sollecita per la di lui vita. Anche in Napoli tante comunità Religiose non mancarono adoperarsi presso Dio con Novene ed altre preci in comune, ed in privato, per vederlo in salute a beneficio della Diocesi e di tutta la Chiesa.
  • Vedendosi che il male progrediva, si progettò di far venire qualche Medico da Napoli. In sentirlo Alfonso si oppose, dicendo che la sua vita non meritava tanto, e che avvaler si doveva dei Medici di Santagata e non di Napoli, perché Iddio in Santagata lo aveva destinato.
  • Saputosi però il suo stato da D. Ercole suo fratello, vi si portò subito con due Primari Professori.
  • Non solo i Vescovi vicini furono a visitarlo, ma accorsero ancora, ritrovandosi in Napoli, Monsignor Borgia e Monsignor Pallante, Vescovo di Sansevero. Anche tanti Signori, dentro e fuori Diocesi, si videro interessati a lui. Il Cavalier Negroni non mancava spedire da Caserta una e due volte il giorno un’ordinanza per saper di sua salute. Occorrendo della china, egli stesso la provvide della migliore, che si aveva per uso del Re.

Se Alfonso evitò la morte, si attribuì da tutti alle lacrime dei poveri, e ad un tratto di special Provvidenza; e ben si vide che Iddio lo volle in vita in beneficio di quella Diocesi troppo bisognosa di spirituale sussidio.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 26)  Leggi tutto nell’originale.

Se Alfonso evitò la morte, si attribuì da tutti alle lacrime dei poveri, e ad un tratto di special Provvidenza; e ben si vide che Iddio lo volle in vita in beneficio di quella Diocesi troppo bisognosa di spirituale sussidio.