37. S. Alfonso. Sottomissione e misericordia. 1762.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
37. S. Alfonso. Sottomissione e misericordia. 1762.
♦ Piena era stata l’uniformità di Alfonso in sottomettersi al volere del Papa; ma fu tale la violenza che fece a se stesso e tale lo sconvolgimento, che soffrì nello spirito al punto che fu per lasciarci la vita.
La mattina del 20 si ritrovò con febbre. Sulle prime si credette una qualche flussione. Spiegati li sintomi, ed essendo questi cattivi, si dubitò subito di sua vita. Monsignor Volpe e Monsignor Borgia non si davano pace, né sapevano come aiutarlo. Si conosceva la causa, ma non si ritrovava il rimedio.
Qualunque motivo di consolazione era inutile. La spina, che sopra tutto gli trafiggeva il cuore, era che stimava il Vescovado come in castigo dei suoi peccati. “Giusti giudizi di Dio” – spesso esclamava – “Iddio mi caccia di Congregazione per li peccati miei”.
♥ Tra queste angustie gli era solo di qualche sollievo la speranza di vedersi un giorno rimesso in Congregazione. Disse a Monsignor Volpe: “Tengo per certo e lo spero, che placato Iddio con me, almeno a capo di anni illuminar voglia il Papa ad elegger per S. Agata altro soggetto meritevole, e voglia per sua misericordia rimandarmi a morire in queste medesime mura da dove sto per uscire”.
♦ Sparsa la voce del motivo per cui vedevasi in pericolo della vita, vi accorse da Lettere anche Monsignor Giannini, così vari gentiluomini ed Ecclesiastici dai vicini paesi. Monsignor Borgia, e Monsignor Volpe non partivano dal suo fianco. Anche l’Eminentissimo Sersale non lasciò consolarlo da Napoli.
Il male però avanzava sempre di più: si aveva per disperato. Così passando le cose in Nocera, in Roma
♦ Papa Clemente XIII sommamente si compiaceva per la sottomissione di Alfonso ai suoi voleri; e con altra lettera del 26 Marzo, lo fece accertare da Monsignor Uditore del pieno compiacimento che ne provava. Così scrisse Monsignor Uditore: “Ho il vantaggio di replicare questa mia ossequiosa a V. P. Reverendissima, per assicurarla che Nostro Signore [il Papa] ha inteso con distinto piacere che ella, assoggettando la propria volontà alle di lui determinazioni, si sia rassegnata e disposta ad accettare il governo della Vescovil Chiesa di S. Agata; ed è nella più ferma fiducia che il merito di questa sua conformità alla divina chiamata, sarà per impetrarle dal Signore abbondanti forze, e gli aiuti necessari, per l’adempimento dei suoi doveri in quella Diocesi”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 2). – Leggi l’originale.