327. S. Alfonso. Sono sole ombre di disprezzi.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
327. S. Alfonso. Sono sole ombre di disprezzi.
♦ Alfonso aveva sommamente a cuore la cristiana mansuetudine e non faceva conto di tristi episodi, che egli chiamava “ombre di disprezzi”.
- In S. Agata, una mattina stava in una chiesa già vestito degli abiti pontificali e pronto per uscire a celebrare. Purtroppo insorse tra Preti e Preti una tale controversia che, per non fare uscire Monsignore, si impedì al Prete organista la chiave dell’Organo. Questi, fattosi avanti a Monsignore, disse tutto infadato: “Non vedete che questo è un disprezzo che si fa a V. S. Illustrissima?” –
Rispose freddamente Alfonso: “Come siete buono, e volete che per questo io mi inquieto? Che disprezzo andate trovando? Pazientiamo finché si quieteranno”. - Avendo levato una donna dal peccato e volendola provvedere del bisognevole, Alfonso disse al servitore Alessio: “Andate dal Signor Governatore dell’Annunziata, e ditegli che io ci tengo molto per questa poveretta. E anch’esso mi dia qualche cosa”. – Ma, ritrovandosi di mal genio il Governatore, disse: “Vattene tu e Monsignore, e questa porcella la provveda col denaro della mensa, e non vada inquietando le chiese, che non gli sono soggette”.
Il servitore gli riportò tale e quale la risposta, e non finiva di criticare il Governatore. Alfonso spezzandogli la parola, disse: “Via mo: questi è un uomo santo. Chi sa come si è trovato. Domani andateci di nuovo e vedrete che vi darà una grossa elemosina”. – Così fu: ci andò e ne ebbe trenta e più carlini.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 64). – Leggi tutto nell’originale.