297. S. Alfonso. Riordinamento delle tasse diocesane.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
297. S. Alfonso. Riordinamento delle tasse diocesane.
♦ Per quanto il vescovo Alfonso era liberale cogli altri, altrettanto era ristretto verso se medesimo.
Avendo in orrore il peccato, aborriva ancora in sé e nei suoi familiari quella cupidigia radice di peccato, tanto esecrata dall’Apostolo Paolo.
- Nel metter piede in S. Agata sistemò subito le propine [compensi per determinate attività] nella Curia. Avendo esaminata la tassa degli atti, e non trovandola secondo il suo cuore, ordinò, non ammettendo consuetudine in contrario, che si dovesse esigere in conformità della disposizione Beneventana. Egli avrebbe voluto la disposizione Innocenziana, ma vi si opposero, e fu tolto da scrupolo dall’Arcidiacono Rainone e dal Vicario Rubino. Si arrese, essendo egli suffraganeo di Benevento, e dipendendo Benevento dagli oracoli del Papa.
- Tassò venti carlini a beneficio del Vicario per il possesso dei Canonicati, Parrocchie e Benefici, e nove carlini per la Bolla.
- Nella collazione dei Benefici semplici si soleva esigere, riproducendosi gli atti anteriori, un carlino a carta. Monsignore lo abbassò a cinque grana; e mentre prima si numeravano tutte le carte fin dalla fondazione, egli volle che si fossero prodotte dall’ultima provvista in poi.
- E ove prima ai Beneficiati che venivano tassati non bastavano venti ducati, ora facendosi così, si ridussero a pochi carlini.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 69). – Leggi tutto nell’originale.