298. S. Alfonso. Ridurre le tasse, abolire quelle ai poveri.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
298. S. Alfonso. Ridurre le tasse, abolire quelle ai poveri.
♦ Appena arrivò in diocesi, una prima decisione stabilì Alfonso: che gratis e senza interesse si fossero preparati tutti gli atti per l’ordinazione; restò solo la tassa di tredici grana per la Bolla al Cancelliere.
- Ridusse a cinque carlini i diritti per il Matrimonio, e cinque grana al Cancelliere, e non altro. Qualcuno gli disse che con questo pregiudicava la Curia, e lui rispose: “Ora che ci sono io, faccio come piace a me: chi verrà appresso si regolerà come meglio stima”.
- Così ridusse anche ogni altro pagamento. Il Cancelliere, nella costituzione dei Patrimoni, voleva fossero moltiplicati gli atti; ma Alfonso vi si oppose e troncò il corso a queste e simili novità.
- Secondo il senso di tutti i Diocesani si stimava la rendita del Vescovado ascendere da quattro a cinque mila ducati, e di fatti lo era, ma al tempo di Alfonso si ridusse alla metà.
Egli stesso così si spiegò in una sua del 25 settembre 1763 col P. Villani:
“In quanto alla rendita di quattro mila ducati, volesse Iddio che arrivassero a ducati due mila, e duecento, perché quo ho riseccato diverse rendite che si esigevano, perché ho avuto ragionevole scrupolo di esigerle.
La Curia poco o niente rende, perché io stimo che la miglior elemosina è rifiutare i diritti dei Matrimoni, specialmente quando vi è povertà o pericolo. Io speravo di levarmi certamente i debiti in quest’anno, ma con questa malannata, in cui poco ho esigito, non so se potrò quietarmi, e forse bisognerà aspettar l’altra”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 69). – Leggi tutto nell’originale.