193. S. Alfonso. Per sempre beato o disperato.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
193. S. Alfonso. Per sempre beato o disperato.
♦ San Giovanni Crisostomo commenta la parabola del ricco epulone (cf. Lc 16,19-31), che era ritenuto felice, ma poi fu mandato all’inferno; mentre invece il povero Lazzaro poi divenne felice in paradiso; e alla fine esclama: “O felicità infelice, che trascinò il ricco ad una infelicità eterna! O felice infelicità, che condusse il povero alla felicità eterna!”.
♦ A che serve angustiarsi, come fa qualcuno, dicendo: “Chissà, se sono stato predestinato o no, se mi salverò o non mi salverò?”. Quando si taglia un albero, dove cade? Cade dalla parte dove pende. E tu, fratello mio, da che parte pendi? Che vita fai? Procura di pendere sempre a sud, cioè verso la luce: conservati in grazia di Dio e fuggi il peccato. Così ti salverai e sarai predestinato alla gloria.
♦ Per fuggire il peccato, tieni sempre presente il “grande pensiero” dell’eternità, come lo chiama sant’Agostino. Tale pensiero ha indotto molti giovani a lasciare il mondo e a vivere nel deserto per dedicarsi solo all’anima; e così l’hanno salvata. Ed ora che sono salvi, ne sono certamente contenti e saranno felici per tutta l’eternità.
♥ Chi crede nell’eternità e non si fa santo, dovrebbe essere rinchiuso in manicomio, diceva il padre Avila.
(S. Alfonso, Apparecchio alla morte, XIV, 2)
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