39. S. Alfonso. Pellegrino in cerca di misericordia. 1762.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
39. S. Alfonso. Pellegrino in cerca di misericordia. 1762.
♦ Viaggia Alfonso per Roma, ed indi per Loreto. Il Lunedì in Albis, 19 di Aprile, unito col medesimo P. Villani s’incamminò per Roma.
In Cisterna incontrò sua Eminenza il Cardinale Spinelli. In vederlo il Cardinale l’animò a volersi addossare di buon animo il peso del Vescovado dicendo: “Monsignore, stia certo certissimo del Divino aiuto, essendo più che certa la Divina chiamata!… . P. D. Alfonso, non vi date pena per veruna cosa in Roma, né vi sgomentate, che vi farò io da Agente”.
Subito che Alfonso giunse in Roma, senza perdita di tempo, volle subito visitare il deposito dell’Apostolo S. Pietro. Si vide estatico per più di un ora avanti la Sacra Tribuna, e per un pezzo venerò ginocchioni la di lui Statua, che si vede nel Vaticano.
♦ In Roma da tutti fu ricevuto con segni di particolare stima. I Padri Pii Operari lo vollero in propria Casa: tutti furono a riceverlo in portineria. L’Eminentissimo Orsini fu due volte a visitarlo. Più volte i Cardinali Gallo, Antonelli, ed altri Porporati. Così Monsignor Vicegerente con Monsignor Spinelli. Tre volte fu anche a visitarlo il P. Ricci Generale dei Gesuiti.
♦ Visitato dall’Abate Bruni, che anche vi aveva avuto parte coll’Eminentissimo Spinelli nella sua elezione in Vescovo, non poté non lamentarsene, caricando se stesso di vitupero e facendoli presente la sua insufficienza: “Non ci vuol niente a far il Vescovo?: a me manca tutto; ma calo la testa, perché così comanda il Papa, e Iddio vuole, che gli si debba obbedire”.
♦ All’Abate Toppi, che si ritrovava Lettore in Roma, e che fu a complimentarlo disse: “Padre Lettore mio, il Papa mi vuol far Vescovo. Sono venuto, ma per farli vedere cosa è questo colascione scassato”.
Avendolo invitato una mattina a pranzo i Padri della Missione di S. Vincenzo, Alfonso disse loro confidentemente: “Il pranzo mio datelo per me ai poverelli di Gesù Cristo, affinché il Signore mi faccia accertare in Roma la sua divina volontà”.
♦ Avendo mandato ad invitarlo l’Eminentissimo Orsini, Alfonso, presentandosi al Cardinale disse: “Eminenza, come mi trovo, così vengo, so che così vestito vi svergogno”. Sorrise il Cardinale: “Voglio che mi svergognate”, e strettamente abbracciandolo, con ammirazione di ognuno, se l’introduce nel suo gabinetto.
♦ Così scrisse da Roma al Fratello D. Ercole: “Mi sembrano mille anni scappare dai Roma, e liberarmi da tante cerimonie, benché mi trattano con finezze immense… Qui le mance mangiano vive le genti; grandi cerimonie, e grandi denari…
Vedendosi così affollato dalle tante visite, appena gli restava tempo per raccomandarsi a Dio, e questa fu in Roma la maggior afflizione di Alfonso.
♦ Ritrovandosi il Papa a Civitavecchia, e non essendo per ritornare così presto. Alfonso risolvette visitare in Loreto la S. Casa. Il P. Villani lo dissuadeva per non esporlo a maggiore strapazzo; ma Alfonso rispose:
♥ ”Mamma mi aiuterà, quando avrò un’altra volta occasione così bella? Tutto è poco, se ho la consolazione di visitare quella Casa, ove il Verbo Eterno si fece Uomo per me!”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 4). – Leggi l’originale.