S. Alfonso. Pazienza nella povertà

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241. S. Alfonso. Pazienza nella povertà.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

241. S. Alfonso. Pazienza nella povertà.

♦ Bisogna esercitare la pazienza nel sopportare la povertà, cioè quando ci mancano i beni materiali. Dice sant’Agostino: “Chi non ha Dio, non ha niente; chi ha Dio, ha tutto”. Chi ha Dio ed è unito alla sua volontà , in Dio trova ogni bene. San Francesco, scalzo, vestito di un semplice sacco e povero di tutto, solo dicendo: “Mio Dio e mio tutto” si sente più ricco di tutti i re della terra. Vero povero è chi desidera beni che non ha. Ma chi non desidera nessuna cosa  e si contenta della sua povertà, in verità è ricco. Riguardo a costoro, san Paolo dice: Gente che non ha nulla ed invece possiede tutto (2Cor 6,10).

♦ I santi non solo hanno avuto pazienza nella povertà, ma hanno cercato di spogliarsi di tutto, per vivere distaccati da tutto ed uniti solamente con Dio, Se noi non abbiamo fatto la scelta di rinunciare a tutti i beni di questa terra, almeno accontentiamoci di quello che abbiamo. La nostra sollecitudine non sia per le ricchezze terrene, ma per quelle del paradiso, che sono immensamente più grandi ed eterne, e persuadiamoci di ciò che dice santa Teresa: “Quanto meno abbiamo di qua, tanto più avremo di là”. […]

♦ Il Signore dice: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3). Nelle altre beatitudini, dei mansueti, dei puri di cuore, viene promesso il cielo in futuro; ma ai poveri viene promesso il cielo, cioè il gaudio celeste, anche in questa vita: di essi è il regno dei cieli. Sì, perché già in questa vita i poveri godono e possiedono il paradiso. Gesù si riferisce ai poveri di spirito, cioè a quelli che non solo sono poveri di beni terreni, ma che neppure li desiderano. Essi, avendo quanto basta per nutrirsi e vestirsi, vivono contenti, secondo l’insegnamento dell’Apostolo: Quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo (1Tm 6,8).

“Beata povertà, esclamava san Lorenzo Giustiniani, che niente possiede e niente teme! Essa è sempre allegra e sempre ricca, perché trasforma ogni disagio in profitto spirituale”.
Un giorno Gesù Cristo disse alla beata Angela da Foligno: “Se la povertà non fosse un valore, non l’avrei scelta per me e non l’avrei chiesta ai miei eletti”. I santi infatti hanno tanto amato la povertà perché Gesù è stato povero. Il desiderio di diventare ricchi è un’insidia del demonio per rovinare gli uomini: Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione (1Tm 6,9). Infelici: per i miseri beni di questo mondo perdono Dio, bene infinito!

A noi basti Dio e i beni che egli ci dà; e rallegrandoci nel vederci poveri, quando ci manca qualcosa che vorremmo avere, perché in ciò sta il merito. Infatti la virtù della povertà, come insegna san Bernardo, non consiste nell’essere povero, ma nell’amare la povertà; e molti sono poveri, ma non hanno nessun merito, perché non amano la loro povertà.

(S. Alfonso, Pratica di amare Gesù Cristo, Cap. XIV)
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La virtù della povertà non consiste nell’essere povero, ma nell’amare la povertà; molti sono poveri, ma non hanno nessun merito, perché non amano la loro povertà.