171. S. Alfonso. Paternità e disciplina per i seminaristi 1769.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
171. S. Alfonso. Paternità e disciplina per i seminaristi 1769.
♦ 1769-1773 – Pur nel suo stato di infermità si vedeva Alfonso sopratutto impegnato per il bene del Seminario. Egli lo stimava come la porzione più cara del suo cuore, perché speranza di tutta la Diocesi.
- Più volte nella settimana, voleva essere riscontrato dello stato delle cose. Spesso chiamava in Arienzo il Maestro Caputo, che ne era Rettore. Non contento di questo, voleva, di volta in volta, taluno dei medesimi giovanetti più formati, chiedendo ad essi la condotta degli altri. Non c’era mancanza che non passasse ad esempio. Diceva Monsignore: “Ci debbono essere le zoppe, tra le buone pecore, e bisogna essere pronti nei pasticci.
- Maggiormente era attento per quei che, a motivo d’indisposizione, erano in casa propria. Richiedeva vigilanza somma non solo dai Parroci e dai suoi Vicari Foranei, ma li soleva raccomandare a buoni Sacerdoti. Quando c’era cattivo riscontro, li avvisava e se non si emendavano, non erano più del suo gregge. I giovanetti temevano Monsignore più storpio e confinato in letto, che sano e fuor di letto.
- Quando sospettava taluno di finta infermità, non lasciava mezzo per accertarsene. Dubitando anche il P. M. Caputo della reale indisposizione di taluni che restavano fuori di Seminario, Alfonso così gli scrisse il 4 di Settembre 1773:
“In quanto ai Seminaristi ammalati, io ho fatto diligenza qui, anzi li ho fatti venire in casa, ed ho trovato, che alcuni hanno vero bisogno di star fuori, per pigliare i bagni o la china; ma di alcuni ne dubito anch’io. Basta; io mando le cartelle, farò sentire a tutti, anche negli altri paesi, che ritornino in Seminario, se non vi è precisa necessità di star fuori a sanarsi, altrimenti saranno licenziati. Andavo appurando se alcuno stesse fuori senza necessità, per dar l’esempio della licenziata, ma non ancora ho potuto appurarlo. Prego Vostra Paternità, quando ha dubbio su alcuno che vuole uscire fuori, di andarci piano, anche se vi è il parere del Medico, o pure me lo scriva. Vediamo di fare quello che si può, perché temo, che molti fingono infermità che non hanno”. - Ansioso della salute dei giovanetti, siccome era contrario che si dessero le ferie fuori del Seminario, voleva che si dessero loro i competenti sollievi in Seminario; e voleva che in questo non si badasse a risparmio: “Quando avranno le ferie in Seminario, li faccia uscire mattina e sera; ed anche ora, nelle giornate calde, che escano una volta il giorno, in un’ora competente. Si regoli con la sua prudenza e mi raccomandi a Gesù Cristo.
A tanto badava Alfonso, anche nello stato penoso in cui si ritrovava.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 44). – Leggi tutto nell’originale.