S. Alfonso. Non carcere, ma misericordia

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319. S. Alfonso. Non carcere, ma misericordia.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

319. S. Alfonso. Non carcere, ma misericordia.

♦ Un giorno Monsignore Alfonso uscì in carrozza e un contadino scostumato, che era stato corretto e non si era emendato, ritenendosi offeso, in mezzo alla strada lo caricò di ingiurie e villanie.
Alfonso tutto soffrì con un placido silenzio.
♦Ritirato in casa, il Vicario voleva che quel temerario si fosse castigato per esempio degli altri.
Inorridì Monsignore al sentire la proposta, e gli proibì ogni tentativo. Il Vicario, però, ne diede riscontro al Governatore, e la medesima sera quel temerario si vide nelle carceri.

La mattina seguente, avendolo saputo Monsignore, altamente si inquietò, e volle che subito si fosse scarcerato. Il Governatore temporeggiò. Alfonso a sera, essendosi informato che non era stato scarcerato, chiamò il Vicario, risentendosi tutto acceso per non essere stato obbedito. Il Vicario gli fece presente che lo esigeva il decoro della dignità episcopale. Ma Alfonso ripigliò: “Che dignità? Se ci sta è per causa mia!”.
E non si quietò, né si diede pace, fino a quando non lo seppe scarcerato.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 63)  Leggi tutto nell’originale.

Un uomo era stato carcerato per aver offeso la dignità di Alfonso. “Che dignità? Se ci sta è per causa mia!”. E non si quietò, né si diede pace, fino a quando non lo seppe scarcerato.