50. S. Alfonso. Non accettare regali, ma dispensare misericordia.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
50. S. Alfonso. Non accettare regali, ma dispensare misericordia.
- Alfonso non visitava le sue pecorelle per tosarle e spolparle, ma lo faceva, affinché avessero vita, e soprabbondante. Non v’è cosa, che tanto in esso si ammirò, quanto il sommo suo disinteresse: né ritornava in residenza che smunto di denaro e carico di debiti. Se in S. Agata non ammetteva regali, molto meno lo faceva in Visita.
- In Frasso un Gentiluomo si prese la confidenza mandargli due ricottelle. Alfonso, in vederle si accigliò: riprese acramente il suo Segretario, che le aveva ricevuto ed ordinò, o che si mandassero in dietro, o che si compensassero in denaro. Per quietarlo si dové fingere di essersi pagate.
- Anche D. Giovanni Manco Sacerdote in Airola e primario Gentiluomo, si avanzò a fargli mandare due ricottelle. Trovandosi presente quando giunse il servo, Monsignore tra il serio ed il giocoso gli disse: “O ti prendi il costo, o riprenditi le ricotte”. Diede in furia il Manco; ed Alfonso, volendosi giustificare, replicò: “Non posso, ecco qua Monsignore Crispino (era l’opera di quel Prelato) che vieta qualunque regalo”. E quello, maggiormente infuriato disse: “Mannaia li morti, Monsignore Crispino, e chi l’ha consacrato!”.
- I Padri di Montevergine gli avevano mandato un canestrino di dolci. Monsignore dopo aver regalato il servo, si dichiarò tenuto, e lo rimandò indietro. Così cento e mille altri di questi atti, che si tralasciano.
- Se rigido era Alfonso per queste bagattelle, maggiormente aveva in orrore interessare chiunque. Tutto comprava. E quando riceveva le cibarie, per non contristare i Padri Domenicani in Durazzano, ritornato in S. Agata compensava il Monastero con tante libre di cera, ed il Priore, ed i Padri con varie sue Opere.
- Il Principe della Riccia aveva ordinato, che quando capitava in Airola, tutto gli si somministrasse dal suo Agente, anche con lautezza. Alfonso, se si serviva del Palazzo, non si avvalse mai della splendidezza. Anche i carboni e l’olio per le candele venivano rifiutati.
- Altro non accettava, stando in Visita, che la Procurazione, ma a stento; e volle esigere la più scarsa, scegliendo tra suoi Antecessori quella che esigeva Monsignor Albino uomo di venerata memoria.
- Vigilava anche con le persone di servizio, affinché nessuno avesse importunato chiedendo le solite mance. Diceva: “Avvaletevi della massima di S. Francesco di Sales: voglio dire, non cercate e non rifiutate!”.
- Questa condotta gli riscuoteva dappertutto venerazione somma, a sommo rispetto. Ricco si stimava chi poteva avere qualche ritaglio delle sue vesti. Più volte, come mi attesta D. Giosuè di Donato, si trovarono mancante le insule alle Mitre, ed una tra le altre, tagliato si rinvenne un pezzo del Mantellone. Troppo care si tenevano queste reliquie, ed applicate a vari infermi, non vi era paese, ove non si raccontassero delle prodigiose guarigioni.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 15). – Leggi l’originale.