S. Alfonso. Misericordia nella predica grande della missione

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22. Misericordia nella predica grande della missione.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

22. Misericordia nella predica grande della missione.

♦ Disbrigato il catechismo, Alfonso cominciava l’atto grande della sera. Non usava palco in chiesa, come taluni, né faceva uso del pulpito, ma si serviva di una cattedra, la quale perché bassa, parlandosi a fiato col Popolo, si conserva la voce, e fa in quello una maggior impressione.
♦ Prima della Predica era solito sollevare l’udienza con una devota canzoncina, anche per distoglierla dalle canzoni profane ed invogliarla per le sacre. Se la città era popolata, e la Parrocchiale non era capace per tutti, Alfonso infervorato il Popolo, apriva nel tempo stesso in altra Chiesa, coi medesimi esercizi, altra Missione, e talvolta anche in due, e tre con vantaggio comune.
♦ Non era Alfonso amico di funzioni: stoppa bruciata sul pulpito per indicare la vanità mondana o che si fulminassero scomuniche, e maledizioni, e con stole buttate in mezzo al Popolo, per atterrirlo e commuoverlo. Queste cose, in senso suo, non producono, che odiosità per il Predicatore e spavento irregolare nell’udienza, non profitto ed emenda. Solo nella predica della morte metteva in vista al Popolo un teschio dei trapassati; ed analizzando la vanità umana e si disingannasse. Nella predica dell’Inferno faceva andare in giro per la Chiesa l’immagine di un anima dannata, accerchiata da diavoli. Essendo l’uomo materiale, soleva dire, apprende con questo il castigo del peccato, e la bruttezza di un anima nemica di Dio.
♦ Non poteva soffrire in chiesa flagellazioni e carneficine. Stimava queste Alfonso, anziché mezzi per compungere, soggetti di vanità pel Predicatore, e nel Popolo incentivi di soli schiamazzi. “Si compatisce il Missionario, soleva dire, ma non si abbomina il peccato”. Usava bensì tre o quattro volte battersi nel decorso della Missione con grossa fune; e lo faceva non per ispirare nel Popolo sentimenti di compassione, ma per piangere anch’esso innanzi a Dio i peccati suoi, e quelli degli altri. Così voleva, si fosse fatto da’ suoi. Inculcava però a non farsi per funzione, ma con spirito di penitenza; in caso contrario voleva, che se ne fosse fatto a meno; anzi battendosi il Predicatore diede ordine, che assistesse un Padre per impedire, che la fune da taluno non se li strappasse dalle mani. A
vendo ciò fatto uno dei nostri, compatendo la sua debolezza, lo riprese; e ritornato in casa, in pena li proibì il celebrare nella mattina seguente, dicendo: “La cattedra è luogo di verità, non di apparenza; e noi non usciamo in Missione per eludere la gente, ma per edificarla, e convertirla!”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Secondo, Cap. LI).
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Non era Alfonso amico di funzioni: stoppa bruciata sul pulpito per indicare la vanità mondana o che si fulminassero scomuniche, e maledizioni, e con stole buttate in mezzo al Popolo, per atterrirlo e commuoverlo. Queste cose, in senso suo, non producono, che odiosità per il Predicatore e spavento irregolare nell’udienza, non profitto ed emenda.