106. S. Alfonso. Misericordia e decoro delle chiese.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
106. S. Alfonso. Misericordia e decoro delle chiese.
♦ Non meno dei templi animati [le persone] erano a cuore di Monsignore i templi materiali [le chiese]. Se tra i segni di un perfetto zelo si deve annoverare il decoro per la Casa di Dio, anche in questo si è segnalato Alfonso. Mettendo piede in Diocesi, tra l’altro ebbe egli in mira lo splendore delle chiese; né desistette di conseguirne l’intento per gli incomodi e fatiche che vi trovava.
- L’antica chiesa di S. Agnese, una delle parrocchiali di Arienzo, era così mal ridotta che minacciava di rovinare, vedendosi con la soffitta caduta e con le mura aperte in più luoghi. Questa Chiesa di pertinenza della Collegiata. Vedendola mal ridotta, Alfonso tanto si adoprò con quei Canonici, che non si contentò di vederla riparata, ma chiamati da Napoli i due soliti architetti Pietro e Salvatore Cimafonte, con la perizia di questi, fece darle altra forma. Si abbatterono in buona parte, perché fracide, le mura superiori; ed essendo bassa, e meschina, fece darle altezza, che non aveva, e rifarsi a volta, e non a soffitta. Ebbe il piacere di vederla adorna di finissimo stucco, e con altri abbellimenti, che la resero troppo bella: con soddisfazione sua, e compiacimento ancora di tutto il Popolo. Di più: riaprendosi quella Parrocchia vi fece fare una solenne Missione.
- Anche in Arienzo si ritrovava mal ridotta l’altra Parrocchiale di S. Stefano delle Cave, proprietà del pingue Beneficio di S. Angelo a Palomba. Essendo la volta lesionata in più parti, e facendo acqua da per tutto, si vedeva cadente e rovinata. Alfonso ordinò una perizia secondo la quale si stimarono necessari cinquecento ducati. Modo non vi era per tanta spesa. Essendosi venduto a tempo dal Beneficiato, per ducati tremila e trecento un taglio di selve, Alfonso per allora sequestrò trecento ducati nel primo terzo del pagamento. Riattò la volta, vi si fece di stucco l’Altare maggiore, tutto il pavimento di riggiole [mattonelle], e aprì un finestrone per liberarla dall’umido.
- Non meno della frazione era in rovina e danneggiata quella principale: voglio dire la stessa chiesa di Santangelo. Questa non sembrava una chiesa, ma una spelonca. Avendo il Beneficiato a cuore la rendita, e non la Chiesa, si vedeva abbandonata e quasi cadente; e a rovina sarebbe, finita perché era in campagna, isolata, né vi era chi la curasse. Anche questa Chiesa prese a cuore Alfonso, non curando le lagnanze, anzi le impertinenze del Beneficiato.
Occorse un po’ di tempo per il rifacimento di tutte e due le chiese; ma tale stabilimento assodò, che si vide proseguito anche dopo la rinuncia che fece del Vescovado. Se oggi si vedono decorate queste due Chiese, tutto è dovuto alla sollecitudine di Monsignore.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 35). – Leggi tutto nell’originale.