S. Alfonso. Misericordia con Gesù Cristo, non con Giansenio

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60. S. Alfonso. Misericordia con Gesù Cristo, non con Giansenio. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

60. S. Alfonso. Misericordia con Gesù Cristo, non con Giansenio.

♦ Il vescovo Alfonso aveva impiegato in santa Visita vari buoni Sacerdoti per la salvezza delle Anime. Alcuni li aveva ritrovati adatti in Durazzano ed Airola, altri li aveva preparati in S. Agata. Pertanto impiegava questi sacerdoti ogni anno per i villaggi di poche anime che disperse si vedono per i Casalotti di S. Agata, Airola, ed Arienzo, tutti luoghi abbandonati. Così invitò per questi luoghetti alcuni Preti di Cerreto anch’essi addestrati nel Ministero Apostolico.
♦ Siccome ogni due anni visitava tutta la Diocesi, così  si vedeva girata tutta da vari Missionari. A chi riprovava queste tante Missioni egli soleva dire che gli accorti agricoltori sogliono gettare semenza doppia, ove si imbattono in un terreno arsiccio e sterile: “Così noi dobbiamo fare, se raccogliere vogliamo a sufficienza. La semenza abbondantemente buttata, se non tutta, almeno germoglia in parte. La Parola di Dio da Gesù Cristo è assomigliata al frumento. Se non si semina, non si raccoglie”.
♦ Oltre le Missioni, non mancava di rinforzare i buoni e scuotere i viziosi con altri Esercizi Apostolici. Ove intrecciava una novena ed ove un Triduo al popolo. Sopratutto avendo introdotto le Quarant’ore nell’ultimo di carnevale, vi destinava per le prediche Uomini Apostolici e zelanti.
♦ Come aveva a cuore le Missioni, così avrebbe desiderato che i Missionari fossero tutti secondo il cuor suo. Voleva in tutti carità somma e somma bontà con i peccatori, e soffriva di mal cuore ceri spiriti rigidi, alieni della dolcezza di Gesù Cristo e dallo Spirito Evangelico; né si dava pace come questi, con i loro rigori, potessero recare profitto nelle anime. Quando venivano da lui le compagnie di Missionari, qualunque fossero, non mancava amorevolmente di farli carichi del proprio ministero, ministero – come egli diceva – di grazia e di perdono.
Una volta troppo chiaro si spiegò con alcuni Missionari che sapeva peccare di rigidismo, ed erano questi di una rispettabile Congregazione. Disse loro: “Padri miei, siccome la  lassezza, ascoltandosi le Confessioni, rovina le anime, così per loro è di gran danno la rigidezza. Io riprovo certi rigori che sono in distruzione e non in edificazione. Con i peccatori ci vuole carità e dolcezza: questo fu il carattere di Gesù Cristo; e noi, se vogliamo portare anime a Dio e salvarle, non Giansenio, ma Gesù Cristo dobbiamo imitare, che è il capo di tutti i Missionari”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 18)  Leggi l’originale.

Negli ultimi tre giorni di Carnevale, volendo allontanare il Popolo dagli spettacoli, il vescovo Alfonso soleva esporre il Santissimo Sacramento alla pubblica adorazione. E Dio, gradendo un tal culto, vi concorreva con una speciale misericordia.
Con i peccatori ci vuole carità e dolcezza: questo fu il carattere di Gesù Cristo; e noi, se vogliamo portare anime a Dio e salvarle, non Giansenio, ma Gesù Cristo dobbiamo imitare, che è il capo di tutti i Missionari”.