S. Alfonso. Mensa parca e povera

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342. S. Alfonso. Mensa parca e povera.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

342. S. Alfonso. Mensa parca e povera.

♦ La mensa del Vescovo Alfonso osservava una decisa povertà sia rispetto alla quantità, che alla qualità.

  • Con il pretesto di maggior utilità alla salute, Alfonso non voleva pane di fiore né per sé e né per gli altri, ma si serviva del pane più ordinario, che in Arienzo si chiama “terzo pane”, carico di crusca e scarso di fiore.
  • Tutti i cibi dovevano essere comuni ed ordinari di quelli che si avevano nel medesimo luogo, ove si trovava. La carne era o di vaccina, ove questa si usava, o di pecora, ove non non si usava la vaccina. Era delitto mandare per carne, vino, o pesce, in altro Paese. E Diceva Alfonso: “Che scandalo ci sarebbe se il Popolo vedesse che Monsignore si procacciasse i migliori bocconi”.
  • Stimolato in varie occasioni, in cui si vedeva malridotto, a farsi venire da Napoli qualche prodotto più confacente al suo stomaco, disse: “Io mi devo avvalere dei prodotti che mi dà la Diocesi: ad un Vescovo non convengono cibi delicati e forestieri”.
  • Anche di quello che si vendeva in Piazza, voleva il più economico. Una mattina il Mastro di Casa aveva comprato un pesce spinola. Alfonso, nel vederlo, volle che si fosse subito rimandato in dietro, dicendo tutto spaventato: “Si ha deve dire che il Vescovo mangia il miglior pesce!”.

♦ Comune era la tavola, e non vi era distinzione tra lui e i suoi familiari. Se talvolta, essendo indisposto, gli si preparava una cosa particolare, non per altro che di più facile smaltimento, si infuocava e ripeteva: “Io voglio mangiare quello che mangiano gli altri, e non voglio particolarità”. E in quei casi o non mangiava, o a stento toccava quanto preparato: ed ognuno gli leggeva sul volto il rammarico che sentiva nel cuore.
Ogni cosa era a peso e e misura; soleva dire: “Tutto quello che si dà di soperchio in cucina, si leva al povero!”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 71)  Leggi tutto nell’originale.

Alla mensa del vescovo Alfonso ogni cosa era a peso e e misura; egli soleva dire: “Tutto quello che si dà di soperchio in cucina, si leva al povero!… Che scandalo ci sarebbe se il Popolo vedesse che Monsignore si procacciasse i migliori bocconi”.