354. S. Alfonso. Lo studio e la povertà.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
354. S. Alfonso. Lo studio e la povertà.
♦ È veramente grande solo chi ha grande carità.
Dilettissimi miei, bisogna sempre persuadersi che l’unica cosa meritoria è attendere alla propria salvezza.
♦ Lo studio deve sempre farsi per solo fine di piacere a Dio, altrimenti non servirà ad altro, che essere un tormento nell’altra vita nel Purgatorio, e Dio non voglia che alcuno per causa dello studio sia tormentato nell’inferno. Laonde vi prego a raddrizzare sempre la vostra intenzione nello studiare; e quando vi si presenterà qualche occasione di essere tenuti per ignoranti, abbracciatela.
♥ Ognuno di noi si vanta di essere seguace di Gesù Cristo nostro Redentore e Maestro; nulladimeno non ne vuole esercitare i suoi santi insegnamenti, e porre in pratica ciò che egli per nostro bene ed esempio ha praticato.
♦ Mi dirà alcuno: “Padre, io in che cosa manco?”. Al presente, dico che mancate nella virtù della povertà: come è possibile che tu osservi tale virtù, che dici di essere un povero di spirito, quando si vedono uscire dalla tua bocca tanti lamenti circa le cose che ti dà la comunità, circa il vitto, il vestito che non sono secondo il tuo genio?
♥ Sei davvero seguace di Gesù Cristo vero povero di spirito? certo che no! Gesù Cristo, Padrone del cielo e della Terra non aveva un luogo dove posare il capo. Onde, dilettissimi miei, entriamo in noi stessi, pensiamo al fine per cui siamo venuti nella Congregazione.
(S. Alfonso, Sentimenti di Monsignore, 74-76)
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