S. Alfonso. Lo ha dato per tutti noi

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129. S. Alfonso.  Lo ha dato per tutti noi.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

129. S. Alfonso.  Lo ha dato per tutti noi.

 ♦ Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). Circa questo dono del Figlio dobbiamo considerare tre cose: chi è colui che dona, che cosa dona e con quale amore lo dona.
Sappiamo che, quanto più nobile è il donatore, tanto più stimabile è il dono. Se uno riceve un fiore da un re, stimerà quel fiore come un tesoro. Ora, quanto dobbiamo noi stimare il dono che ci viene dalle mani di un Dio!
E che cosa ci ha donato? Il suo proprio Figlio. L’amore di questo Dio non si accontentò di averci donato tanti beni su questa terra, se non quando arrivò a donarci tutto se stesso nella persona del Verbo incarnato. “Non un servo, non un angelo, ma il proprio Figlio ci ha donato”, dice san Giovanni Crisostomo. Per questo la santa Chiesa, esultando, esclama: “O immensità del tuo amore per noi, o inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato tuo Figlio!”

♦ Perché Dio ci ha donato il Figlio? Soltanto per amore. Pilato consegnò Gesù ai Giudei per timore umano: Lo abbandonò alla loro volontà (Lc 23,25). Ma l’eterno Padre ci diede il Figlio suo per amore: Lo ha dato per tutti noi (Rm 8,32). San Tommaso afferma che “l’amore ha il carattere di primo dono”. Quando ci viene fatto un dono, riceviamo anzitutto l’amore che il donatore manifesta attraverso il dono. Infatti, osserva l’Angelico, l’unica ragione di ogni dono gratuito è l’amore. Se si fa un dono per un fine diverso dal puro affetto, il dono perde la caratteristica di vero dono.
Il dono di Gesù, che ci fece l’eterno Padre, fu vero dono, del tutto gratuito e senza alcun nostro merito. Infatti è detto (nel Credo) che l’incarnazione del Verbo è avvenuta per opera dello Spirito Santo, cioè per solo amore, come osserva il medesimo santo Dottore: “L’incarnazione del Figlio di Dio deriva dal sommo amore di Dio”.

♦Dio ci donò il Figlio suo non solo per puro amore, ma anche con immenso amore. Questo significano le parole di Gesù: Dio ha tanto amato il mondo. Scrive san Giovanni Crisostomo: “Queste parole significano la grandezza e l’intensità dell’amore con il quale Dio ci fece questo grande dono”. Condannando alla morte il Figlio innocente, per salvare noi miseri peccatori, Dio non poteva mostrarci un amore più grande. Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi (Rm 8,32).
Se l’eterno Padre fosse stato capace di soffrire, quale sofferenza non avrebbe provata nel vedersi costretto dalla sua giustizia a condannare quel Figlio, che amava come se stesso, a morire con una morte così crudele, tra tante ignominie! Egli volle farlo morire consumato dai dolori, dice Isaia (cf. Is 53,10).
Immaginate dunque di vedere l’eterno Padre con Gesù morto tra le braccia, il quale ci dica: “Uomini, questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto (Mt 17,5). Ecco come ho voluto vederlo maltrattato per le vostre scelleratezze: Per l’iniquità del mio popolo l’ho percosso a morte (Is 53,8 Vg). Ecco come l’ho condannato a morte sulla croce, afflitto e abbandonato perfino da me, che tanto lo amo. Tutto ciò l’ho fatto perché voi mi amiate”.

O misericordia infinita! O amore infinito! Dio mio, tu volesti morto per me l’oggetto più caro del tuo cuore: io ti offro il grande sacrificio che egli ti fece di se stesso e, per i meriti suoi, ti prego di donarmi il perdono dei peccati, il tuo amore, il tuo paradiso. Queste grazie che ti domando sono grandi, ma più grande è l’offerta che ti presento. Padre mio, per amore di Gesù perdonami e salvami. Se in passato ti ho offeso, me ne pento più di ogni altro male. Ora ti apprezzo e ti amo sopra ogni bene.

(S. Alfonso, L’amore delle Anime, XV, 1-2).
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O misericordia infinita! O amore infinito! Dio mio, tu volesti morto per me l’oggetto più caro del tuo cuore, il tuo Figlio: io ti offro il grande sacrificio che egli ti fece di se stesso e, per i meriti suoi, ti prego di donarmi il perdono dei peccati, il tuo amore, il tuo paradiso.