85. S. Alfonso. Le raccomandazioni sono contro la misericordia.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
85. S. Alfonso. Le raccomandazioni sono contro la misericordia.
♦ Quando ad Alfonso gli veniva raccomandato di ordinare qualcuno che egli conosceva non essere degno, diventava triste e non c’era verso che concedesse quanto richiesto, fossero Dignitari o Principi.
- Ritrovandosi all’esame di un Ordinando di Durazzano D. Pasquale dell’Acqua, e forse vi era andato appostata, perché suo dipendente, essendosi fatte poche domande da monsignore, e dagli Esaminatori, troncando l’esame D. Pasquale, disse: “Via, Monsignore, approviamolo!”. E Monsignore: “Quando voi sarete Vescovo, allora farete come vi piace: mo’ spetta a me, e ci va per sotto la mia coscienza!”.
- Un Gentiluomo si impegnò a veder ordinato un suo raccomandato, che Monsignore non se lo sognava. Cercava di persuaderlo con mille motivi e ragioni. Perorò circa un’ora, e Monsignore, con una pazienza invitta, lo stette ad ascoltare. Vedendo esaurita la materia, quando il Gentiluomo credeva di averlo convinto, Monsignore placidamente ripigliò: “Avete altro da dire?” E avendogli risposto che bastantemente lo aveva tediato, con un sorriso disse Monsignore: “Così è: figuratevi di aver parlato ad un morto”. Disse il Gentiluomo: “Cosa volete dire con questo?” E Monsignore: “Un morto vi può dar risposta intorno a questo? così anch’io: non posso rispondervi!”. Alfonso aveva cose in contrario per il costume, e se la sbrigò così, per non offendere il Chierico.
- Anche il Principe della Riccia si impegnò per veder Suddiacono un suo vassallo, già riprovato nell’ordinazione antecedente. Alfonso troppo era tenuto a lui, perché troppo lo aiutava. Gli scrisse: “Signor Principe, prego di perdonarmi se non posso compiacervi, perché in coscienza non posso. Questi mettono impegni, con discapito dell’anima mia, ma io non sono Vescovo per andar all’inferno”. – Edificato e non offeso il Principe gli riscrisse: “La lettera scrittami da V. S. Illustrissima e Reverendissima, in risposta alle suppliche che le diedi per l’ordinazione di N. mio Vassallo, mi ha consolato, vedendo la sua fortezza, che può dirsi apostolica; e nell’atto che l’assicuro essermi riuscita di molta edificazione la negativa, le prometto non più angustiar la delicatezza di sua coscienza, e pregarlo in cose simili. Prego V. S. Illustrissima, e Reverendissima a tenermi presente nelle sue preghiere, e col desiderio di molti suoi comandi costantemente mi raffermo…”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 28). – Leggi tutto nell’originale.