283. S. Alfonso. Le mele di Monsignore .
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
283. S. Alfonso. Le mele di Monsignore .
♦ Taluni sono pietosi, ma non tali, quando si vedono toccati nella propria pelle. Non così Alfonso.
♦ Mancava a vista d’occhio la provvista delle mele, che si avevano in casa. Il servitore Alessio non si sapeva dar pace come ciò fosse, avendo con sé la chiave del camerino.
Un Canonico, entrato in sospetto di una persona, insieme al servitore ed al cursore, andò in quella casa, ritrovò le mele, ed anche un ferro che mancava.
Fattone inteso il Governatore, fu arrestato il ladro. Allegro il Canonico ed il servitore ne fecero inteso Monsignore, e credevano di aver la mancia.
♥ Alfonso in sentir carcerato il ladro, si disturba e sgrida il servitore per il passo fatto: “Come, per quattro mele si manda carcerato un poveretto? Andate ora dal Governatore e fatelo scarcerare subito, che le mele ve le compro io.
“Le mele sono vostre – rispose il servitore – ; ed Alfonso: “Su via quietatevi, e fate che mo si scarceri quel poveretto.
♦ Tra questo mentre entra il Vicario, e così questo, come altri Gentiluomini, facendogli petto, gli dissero che era bene che il ladro venisse mortificato, anche per esempio degli altri.
Per prudenza Alfonso dovette cedere; ma nel punto stesso scrisse al Governatore che non avesse rubricata carta, e che si gli rimandasse il ferro, che era il corpo del delitto.
♥ Ordinò che gli si desse da mangiare mattina e sera: egli regalò i soldati e soddisfece il carceriere; ed uscito il ladro il dì seguente, lo volle in Palazzo, l’ammonisce, e gli dà una pingue elemosina.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 67). – Leggi tutto nell’originale.