S. Alfonso. Le forze del diavolo contro Deliceto

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110. S. Alfonso. Le forze del diavolo contro Deliceto. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

110. S. Alfonso. Le forze del diavolo contro Deliceto.

♦ Pace e quiete non voleva Iddio in Alfonso, ma esercizio di rassegnazione e pazienza.

  • Troppo in auge vedevasi l’opera della Congregazione. Godeva egli e godevano i nostri di come Iddio la ricolmava di sue beneficenze; ma l’uomo inimico, o per dir meglio l’inferno, perché opera di Dio, non poteva lasciarla in pace, né esser esente Alfonso dal vedersi in afflizione.
  • Un malinteso dispiacere, fin da tre anni addietro, aveva prodotto in Iliceto tra i nostri e Francescantonio Maffei, persona prepotente, il massimo travaglio, non meno di quella Casa, che dell’intera Congregazione.
    Questi, essendo entrato in briga col popolo, perché affittatore di quel feudo, si vedeva accusato presso il Re di varie criminalità. Acceso il fuoco, e volendone i nostri evitare il riverbero, impegnarono in Foggia, per mezzo di Monsignor Basta, Vescovo di Melfi, il Presidente Granito, che venendo chiamati dal Popolo per testimoni in quelle vertenze, li avesse esentati.
    Questa neutralità offese il Maffei. Disse: “Chi non è con me è contro di me!”. Voleva, che i Padri si fossero esaminati, e che avessero deposto in suo favore. Dichiaratosi loro nemico, giurò lo sterminio non solo della Casa, ma di tutta la Congregazione.
  • Sulle prime contrastò astiosamente la cittadinanza; ed avendo di sua dipendenza i Reggimentari, se non proibì l’acqua, inibì il legnare ed ogni uso civico. Perché tempo d’inverno, mancando il fuoco, i Soggetti non si levavano di letto che a giorno avanzato, e per la cucina si servivano degli scanni della Chiesa.
  • Anche il Clero, per assecondarlo, si vide rivolto a nostro danno: tutto era jus parrocchiale. Appena qualche Soggetto stava gravemente infermo, vedevasi a vista uno o due Canonici per tirarla l’animo dal petto. E ove prima il Parroco godeva vedersi coadiuvato nella cura, avendo ogni Domenica i Missionari a catechizzare il Popolo, in seguito li discacciò di chiesa.
  • Avendo ingombrato la mente dell’ottimo Principe D. Mattia Miroballo, lo fece dichiarar a nostro danno, privandoci delle sue beneficenze. Coadiuvato da tutti, non per amore ma per timore, aveva giurato il desolamento non solo della Casa, ma di tutta la Congregazione.
    Uomo quanto facile nell’attaccar brighe, altrettanto più forte in sostenerle.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 36)  Leggi tutto nell’originale.

Godeva Alfonso e godevano i nostri di come Iddio ricolmava la Congregazione di sue beneficenze; ma l’uomo inimico, o per dir meglio l’inferno, non poteva lasciarla in pace, perché opera di Dio, né Alfonso esser esente dal vedersi in afflizione.