S. Alfonso. Le forze del diavolo contro Ciorani

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111. S. Alfonso. Le forze del diavolo contro Ciorani. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

111. S. Alfonso. Le forze del diavolo contro Ciorani.

♦ Vivevano in armonia i nostri nella Casa di Ciorani col Barone D. Nicolò Sarnelli; ma in cuor suo mal soddisfatto ne stava per il podere donato dal Fratello ad Alfonso: misero sostegno della medesima e per varie opere pie comunicate ad aures.

  • Più di una volta aveva affacciato delle pretese, e con nostro interesse si era quietato. Tra questo tempo il nemico infernale lo dichiarò a nostro danno. Trascurata in chiesa un’attenzione con la Baronessa, si ruppe l’armonia tra noi ed il Barone.
    “L’occasione va cercando chi si vuole allontanare dall’amico”. Il Maffei cogliendo l’occasione, e pungendolo dove gli doleva, cioè sulle pretese del podere, lo smosse contro i nostri. Intorbidate le cose, si animavano l’un l’altro: il Maffei per superare il puntiglio e vendicarsi, ed il Barone per riavere un fondo che pretendeva, e non gli spettava.
  • Acceso il fuoco, non ebbe ribrezzo il Maffei di accusare i nostri presso il Sovrano di sognate criminalità: che, con scandalo del pubblico, i nostri erano degenerati da quell’opera così encomiata dal Re Cattolico; che più non si attendeva alle Missioni; e che dominati dall’avarizia i Missionari si erano dati a far acquisto di averi, spogliando i popoli, ed ingrandendo se stessi; che gli edifici delle case erano superbi, anche con casini da diporto, e tali che superavano quelli dei Gesuiti; che in Ciorani si erigeva un tempio che faceva ingiuria alle prime Metropoli; e che noi disponendo di tutto, con grave danno del pubblico, aizzavamo nelle rispettive case anche i naturali contro i propri Feudatari.
  • Insomma affardellandosi contro i nostri quanto in quel tempo si addossava ai Padri Gesuiti, si rappresentò in più ricorsi al Re, che eravamo di rovina non solo ai paesi, ma che davamo da temere anche alla Corona. Giocando la carta, e credendosi in mano la primera, i Missionari già venivano dati per spacciati, rovinati, esiliati, e soppressa la Congregazione.
  • Avanzata la calunnia al Real Trono, si vide fuoco di riverbero così nel Tribunale di Foggia, che nelle Regie Udienze di Lucera, Montefusco e Salerno. Ogni giorno le Reali Segreterie si vedevano piene di nuovi ricorsi; né vi fu Tribunale in Napoli, ove non si macchinasse a nostro danno.
  • Tutto era affanno, e dolore nella Congregazione. La verità oppressa dalla menzogna, se giungeva al Real Trono, lo faceva tardi e molto defatigata.
  • Contemporaneamente il Barone rappresentò come indebitamente donato a noi dal Padre il sito della casa e le fabbriche che vi erano; e dal Fratello più indebitamente la donazione che aveva fatto del podere. Reclama che essendo erede del Padre e del Fratello, già morto ab intestato, spettava a lui il podere, e che per giustizia gli venissero restituite e Casa e Vigna, coi frutti malamente percepiti.
    E aggiungeva che non dandosi freno alla rapacità de’ Missionari, questi, con detrimento del Pubblico, e della Real Corona, sotto il sotterfugio degli equivoci, avrebbero fatti immensi acquisti.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 36)  Leggi tutto nell’originale.

Tutto era affanno, e dolore nella Congregazione. La verità oppressa dalla menzogna, se giungeva al Real Trono, lo faceva tardi e molto defatigata: il Barone di Ciorani reclamava per riavere un fondo che non gli spettava.